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Elezioni politiche 2022

Sandro Ruotolo: “È un governo di destra-destra. Le opposizioni non possono non parlarsi, il rischio è il declino”

L’analisi del voto di Sandro Ruotolo: “È stata una battaglia impari. Nel momento in cui la destra va unita e noi in ordine sparso, si perde”.
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Sandro Ruotolo, giornalista, volto e voce inconfondibili, ha chiuso i suoi due anni da senatore e la mancata rielezione (era arrivato a Palazzo Madama candidato a Napoli in una suppletiva nel 2020) con un post su Facebook che inizia come un amaro monologo di Eduardo De Filippo: «È cosa ‘e niente…». Sfoglia i commenti sul cellulare e indica le sue risposte agli elettori. Risposte che cercano di trovare un senso a quanto accaduto pochi giorni fa. «Ti rendi conto? Sono io che devo confortare chi ha votato…».

Ruotolo ma è davvero «cosa di niente?». È stata una sconfitta chiara, netta.

«Eh sì! L'amarezza non è solo mia, è complessiva diciamo. Però diciamo pure che era una sconfitta annunciata. È stata una battaglia impari. Nel momento in cui la destra va unita e noi in ordine sparso, si perde. È come nel 1994».

Errori ne sono stati fatti. Così si dice.

«Sono stati fatti errori, sì. Io non sono andato in giro con la presunzione di poter cambiare le cose, sapevo che era un voto politico e che la gente a prescindere dalle persone ha votato Letta, Meloni, Conte. Se nel mio collegio tu andavi in giro e ascoltavi la gente era chiaro: votavano per i Cinque Stelle non per tizio o caio candidati».

E oggi?

«Ecco parliamo del futuro. Qui siamo a un punto decisivo: o si riparte o si rischia il declino. Se la discussione è solo sui candidati alla segreteria del Partito Democratico si rischia di fare la fine del Partito socialista francese. Serve un congresso di ricostruzione più che di rifondazione. Anzi, fammela usare la parola: costituente. Un congresso costituente».

E da quali pezzi si riparte? Che si fa? Si cambia nome al Pd? Si cambiano i dirigenti, il segretario, cosa si deve fare?

«È un cantiere. E se si decide che il nome va cambiato, se è all'ordine del giorno si discute. Io dico che oggi abbiamo anche un quadro da analizzare. Oggi abbiamo anche Giuseppe Conte nel campo progressista. Non sto sostenendo che ne sia il leader ma che si è schierato. È finita quella fase del Movimento Cinque Stelle in cui dicevano "non c'è né destra né sinistra". Conte è finalmente schierato nel campo progressista, non è stata una tattica per recuperare voti…almeno me lo auguro. Dunque ben venga la trazione progressista. Dobbiamo dialogare se c'è davvero una fase costituente».

Sandro Ruotolo e Paolo Siani fuori dal Parlamento non è una bella notizia per chi tiene a cuore le istanze della lotta alle mafie, soprattutto nelle nostre zone.

«Ma sai io ne ho parlato anche con Paolo, non la percepiamo come una sconfitta personale. Però un tema c'è. È quello dell'agenda sociale. Non possiamo permetterci l'impoverimento dell'opposizione, ce n'è bisogno. Contro chi vuole ridiscutere il Pnrr a sfavore del Sud, contro chi vuole l'autonomia differenziata e la flat tax. Contro chi non cita il problema delle mafie. Sono queste le preoccupazioni oggi, davanti a questo che non è un governo di centro-destra, ma di destra-destra. La sconfitta brucia ancora, è chiaro, ma bisogna pure rendersi conto che oggi più che mai in Parlamento un dialogo tra forze di opposizione è fondamentale. È la storia della nostra sinistra che ora è ad un bivio. Per ora tocca rincuorare la nostra gente, poi però vediamo cosa c'è da fare».

Le cose  belle che resteranno di questa campagna elettorale?

«Tante. Dirigenti di partito che sono scesi in strada ad attaccare manifesti per me, com'è accaduto a Castellammare di Stabia, tante persone e gente come Tania Cerrato, vedova di Maurizio, ucciso da un branco per un parcheggio auto e Roberto Battiloro,  il papà di Giovanni, una delle 43 vittime del ponte Morandi. Onorato del loro supporto».

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