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Covid 19

“Papà è morto di Covid in solitudine, in ospedale è sparito il cellulare con i suoi ultimi momenti”

La tragica storia di Gaetano, 63 anni, morto di Covid all’ospedale di Frattamaggiore, raccontata dalla figlia Ilaria, anche lei positiva al virus e in isolamento: “Non si sono degnati di spiegarci mai nulla. E quando siamo andati a prelevare gli effetti personali, mancava il cellulare che custodiva un sacco di cose personali e affettive. Sapete cosa ci hanno detto in ospedale? Che vi dobbiamo dire, fate la denuncia. Ma si può trattare la gente così?”
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«Lavoro, anzi lavoravo in un call center della zona di Casoria. Una ragazza una mattina ha avuto sintomi assimilabili a quelli del Covid, da allora non abbiamo capito più niente». Ilaria è una ragazza forte ma non trattiene la commozione. Il papà, Gaetano di Napoli, 63 anni, pensionato, ex dipendente Telecom residente a Casoria,  è morto di Covid sabato scorso nella terapia intensiva dell'ospedale San Giovanni di Dio di Frattamaggiore.  La storia purtroppo è quella di tanti. Si muore in solitudine, senza il conforto di una persona cara.

Ilaria ha deciso di parlare, non solo per raccontare il decorso della malattia e lo stato di enorme difficoltà nell'assistenza sanitaria in Campania, soprattutto in provincia, ma anche perché del padre non ha ricevuto, quando la famiglia è andata a farsi restituire gli oggetti personali, il telefono cellulare. Non per l'oggetto e per il suo valore economico, ma per ciò che custodisce: gli ultimi momenti di vita del genitore.

Il racconto è come un fiume in piena: «Il Covid io l'ho preso al call center da un'altra lavoratrice, ne sono sicura. È vergognoso che i tamponi siano stati fatti troppo tardi da parte della titolare. Ho contagiato io con tutta probabilità mio padre, mia sorella e mia madre. Lui poi purtroppo si è aggravato, è stato portato al Pronto Soccorso dell'ospedale di Frattamaggiore ma per una settimana è stato messo lì, in Pronto Soccorso, con la mascherina. Motivo? Non c'erano posti in terapia sub intensiva e intensiva.  Cento chiamate al giorno in ospedale per ottenere una sola singola risposta, al Pronto Soccorso sullo stato di salute di papà. Nessuno che si degnasse di spiegarci le sue condizioni di salute. Mio padre ha iniziato a mandarci messaggi con foto e abbiamo capito che stava male. È stato portato in terapia intensiva in codice giallo; lunedì chiamo e mi dicono che si è aggravato e che lo hanno intubato».

Poi la situazione precipita: «Mercoledì alle 12.30 va in terapia intensiva. Noi? Mai chiamati per avvertirci. È morto e abbiamo saputo solo quello. Non siamo nemmeno andati da lui per vederlo un'ultima volta: io, mia sorella e mia madre siamo positive e siamo purtroppo in quarantena. Quando ho mandato una persona di famiglia a prelevare gli effetti personali all'ospedale di Frattamaggiore abbiamo appreso che mancava il cellulare. È un telefono non nuovissimo, glielo avevano regalato due anni fa per la pensione. Nel telefono c'erano un sacco di cose personali, anche affettive. Sapete cosa ci hanno detto in ospedale? Che vi dobbiamo dire? Fate la denuncia… Ma si può trattare la gente così?».

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