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Opinioni

Preoccupati dei panni stesi, indifferenti al degrado: guai a toccare la città-Instagram

Tutti preferiamo la guerra alle stese, non ai panni stesi. Ma non siete d’accordo nel ritenere che Napoli abbia bisogno di ritrovare un po’ di decoro nel suo centro storico, ormai bancarella-Instagram a uso e consumo di chi vende souvenir e panzarotti?
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Lo slogan «vietate le stese non i panni stesi» era troppo bello per restare inutilizzato. Dunque, anche se alla fine il sindaco di Napoli si è rimangiato la norma anti-sgocciolamento nei vicoli valeva la pena esprimerlo e ribadire che gli sforzi dell'Amministrazione devono andare altrove, non in una una battaglia contro un lenzuolo o una mutanda spasi su corde oggetto pluridecennale della discordia fra il mondo dei terzi e quarti piani e quello di vasci, ammezzati, negozi e pianoterra.

La notizia era troppo bella: c'è un sindaco che vieta i panni stesi ad asciugare. E dove? Esatto: a Napoli. Si scatena la rivolta di popolo per l'identità culturale e sociale. Si cita un Luciano De Crescenzo a caso, viene bene anche uno degli intellettuali che nell'Ottocento annotava nel suo diario di viaggio la tappa partenopea. Emergono perfino ex sindaci protagonisti di un degrado decennale che ora sono diventati formidabili bacchettatori. Si ironizza se ne parla e alla fine si apprezza, soddisfatti, il dietrofront comunale dinanzi a cotanta sollevazione popolare.

Se c'è una cosa che sicuramente ha sbagliato Gaetano Manfredi è stata quella di non controllare pure le bozze degli atti comunali oggetto di analisi nelle commissioni. I giornali, per il resto, fanno il loro lavoro: anticipano le notizie.

C'è però un aspetto quasi perverso nel meccanismo scattato puntuale dopo la diffusione della notizia: l'intoccabilità della città-Instagram. L'idea che Napoli possa cercare, non dico riuscire, ma cercare, di ritrovare un po' di decoro è accolta con fastidio, quasi con livore.

L'ammuina è buona sempre: il caos di tavolini e gazebo fa guadagnare qualcuno; il caos dei parcheggi in strada fa guadagnare qualcuno. Perfino l'assenza di regole sui monopattini o sui murales sulle facciate degli edifici fa guadagnare qualcuno.

Lasciamo stare la cretineria di vietare (impossibile!) i panni stesi, dunque. Ma non siete d'accordo nel ritenere che Napoli abbia bisogno di ritrovare un po' di decoro e decenza nel suo centro storico, ormai bancarella-Instagram a uso e consumo di chi vende souvenir e panzarotti?

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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