Locali chiusi alle 23, Tommasielli (Unità di crisi): “Ordinanza per evitare lockdown in Campania”
“Le ordinanze del presidente della Regione Campania possono sembrare rigide, ma servono a evitare la diffusione del contagio da Coronavirus. Siamo arrivati purtroppo ad oltre 400 casi di nuovi positivi al giorno, una percentuale molto alta. Dai tracciamenti effettuati dall'Asl si è visto che molti contagi vengono dai giovani che frequentano abitualmente la movida notturna e che tornati a casa infettano i propri cari. Per questo le nuove misure, con lo stop alle ore 23 alle attività dei baretti sono assolutamente necessarie”. Ne è convinta Pina Tommasielli, responsabile della medicina territoriale dell'Unità di Crisi della Regione Campania per l'emergenza Covid19.
I commercianti però protestano, perché così rischiano la chiusura…
Vorrei che si capisse che queste misure servono per il bene di tutti, per rallentare la corsa del virus ed evitare che ci sia un nuovo lockdown. Quello che oggi può apparire una penalizzazione, in realtà è una misura per salvare tante persone dal contagio ed evitare il blocco totale delle attività.
Alcuni gestori lamentano assembramenti anche sui mezzi pubblici e si sentono penalizzati dalle nuove misure. Che ne pensa?
Sui trasporti pubblici è già stata operata una riduzione dei posti disponibili all'80% della capienza. Il sistema dei trasporti è fondamentale per la vita quotidiana, con le dovute cautele e la massima sicurezza. Anche durante il lockdown i trasporti non si sono fermati, benché fortemente ridotti.
Quale può essere un motivo del maggior numero di contagi in Campania?
La nostra Regione a partire già da agosto ha avviato uno screening a tappeto su tutti i rientri dalle vacanze dall'estero e dalla Sardegna. Siamo stati l'unica regione a fare i tamponi di massa, con postazioni anche all'aeroporto. E questo ha fatto emergere un numero alto di contagiati, in maggioranza asintomatici. Il dato positivo è che le terapie intensive per fortuna adesso non sono in sovraccarico, abbiamo un piano di ampliamento dei posti letto.
I medici di famiglia sono la prima frontiera verso chi ha sintomi, cosa possono fare?
È necessario attivare l'assistenza domiciliare da parte dei medici di base. Lo stiamo facendo con un protocollo preciso Bisogna tornare a fare il triage telefonico e a breve potremo partire con i tamponi rapidi antigenici, in grado di dare risultati sulla positività in 15 minuti. In questo modo si potrà sapere subito se i sintomi avvertiti sono da influenza normale, polmonite di altro genere o Covid. I medici di famiglia devono essere dotati di Dpi e potranno fare visite e tamponi rapidi a casa. Questi ultimi una volta arrivati potranno essere utilizzati anche per gli screening nelle scuole.