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Le rivelazioni del pentito: “Il narcos Imperiale pagò l’Interpol per far liberare il socio Bruno Carbone”

Il narcos Imperiale avrebbe pagato una grossa somma all’Interpol per far liberare il socio Carbone, arrestato a Dubai nel 2017 con documenti falsi.
A cura di Nico Falco
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Raffaele Imperiale
Raffaele Imperiale

Il narcos Raffaele Imperiale, considerato a capo di una organizzazione transnazionale di traffico di stupefacenti capace di smuovere tonnellate di cocaina, grazie ai suoi contatti (e alle valanghe di denaro a disposizione) sarebbe riuscito a corrompere persino l'Interpol, ottenendo la scarcerazione del socio Bruno Carbone, arrestato nel 2017 a Dubai perché trovato in possesso di documenti falsi (e poi arrestato nuovamente nei giorni scorsi). La vicenda non avrebbe, almeno per ora, un riscontro effettivo, ma è indice della fama di cui godeva Imperiale negli ambienti del narcotraffico.

A raccontare la storia, come si legge nelle oltre 800 pagine di ordinanza dell'inchiesta che ha portato a 28 arresti, è il collaboratore di giustizia Andrea Lollo, che avrebbe maturato un debito di 370mila euro nei confronti di Imperiale e, non essendo in grado di estinguerlo, avrebbe fortemente temuto per l'incolumità propria e per quella dei propri familiari. Lo stesso aveva parlato dell'agguato in cui era stato ucciso Luigi Mattera, il 7 settembre 2016, a Giugliano: secondo il collaboratore a ordinare quell'omicidio era stato lo stesso Imperiale, come ritorsione per un debito non pagato.

I soldi all'Interpol per far liberare Bruno Carbone

In un verbale datato 26 ottobre 2017, Lollo dice di avere saputo da Marco Simeoli (cugino di Carbone) di un arresto di Bruno Carbone, che "due mesi fa circa si era recato a Dubai con un aereo privato con documenti falsi per incontrare Raffaele Imperiale. Giunto a Dubai venne arrestato perché l'Interpol rilevò che i documenti erano rubati. Di tale arresto venne informato qualcuno della zona dalla quale il Carbone era partito, presumibilmente paesi dell'Est, che a sua volta avvisò Raffaele Imperiale il quale saputo dell'avvenuto arresto è intervenuto presso l'Interpol, a dire di Marco Simeoli pagando una cifra rilevante e così l'Interpol aveva indicato 3 giorni come termine entro il quale il Carbone doveva lasciare Dubai. Infatti Carbone sarebbe ripartito da Dubai con l'aereo privato e si sarebbe recato in un paese dell'Est".

Bruno Carbone
Bruno Carbone

Lo scambio di persona a Dubai e l'arresto di Domenico Alfano

Nelle dichiarazioni di Lollo anche gli elementi che, probabilmente, avevano portato le autorità emiratine a fermare nel dicembre 2020 l'imprenditore Domenico Alfano, titolare di un ristorante a Panama, identificato inizialmente come Bruno Carbone e successivamente scagionato grazie all'analisi del Dna.

Per il collaboratore di giustizia Carbone si muoveva utilizzando i documenti di un suo collaboratore, che si chiamava appunto Domenico Alfano e che ufficialmente gestiva un ristorante a Panama ma in realtà si occupava di controllare i carichi di cocaina.

Si tratta sempre di un relata refero. "Il Carbone, così mi disse Simeoli – dice Lollo – aveva i documenti intestati a tale Alfano Domenico, il quale lavorava con Carbone Bruno e al quale ha dato il passaporto, forse questo Alfano ha un altro documento. Alfano infatti vive in Olanda, prima aveva un ristorante a Panama, e lavora esclusivamente per Carbone Bruno. So che va a vedere le partite di cocaina per conto di Bruno, fa le foto e le gira a Carbone che secondo quanto ho appreso da Marco Simeoli ora si è spostato in un paese dell'Est".

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