115 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Il racconto del giornalista disabile: “Disastro all’aeroporto di Capodichino, trattato con violenza mai vista”

Il racconto del giovane giornalista disabile Dario Ricciardi sulla pessima accoglienza allo scalo di Capodichino suscita indignazione: “Un disastro, non so se sono in uno zoo o in aeroporto”. La storia ha ovviamente indignato molti: il consigliere regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli ha scritto alla direzione dell’aeroporto di Capodichino per chiedere innanzitutto di scusarsi pubblicante con Ricciardi.
A cura di Redazione Napoli
115 CONDIVISIONI
Immagine

Dario Ricciardi, studente di Torre Annunziata, è un ragazzo pieno di interessi, impegnato su molti fronti, ironico,, con la passione per la scrittura e il sorriso sulle labbra. È giornalista pubblicista dal 2014 e nonostante la sua passione per la notizia non ci teneva minimamente a diventare, suo malgrado, notizia, com'è accaduto qualche giorno fa, nel viaggio da ritorno dalle vacanze in Sardegna all’aeroporto di Capodichino di Napoli. Dario è disabile, costretto su una carrozzina e per prendere un aereo ha bisogno del necessario aiuto per superare le barriere architettoniche tra l'aeroporto e il velivolo. A questo giro non è andata purtroppo bene ed è lo stesso giovane che lo racconta sul suo blog.

In aeroporto l’accoglienza è stata a dir poco perfetta: un'hostess gentile e professionale mi accompagna lungo i percorsi dell’aeroporto fino all’imbarco, dove mi affida ad altri suoi colleghi, altrettanto garbati e signorili, che non lasciano nulla al caso. La sedia che deve condurmi al mio posto in aereo è provvista di ogni necessario dispositivo: cintura di sicurezza, poggiapiedi, poggiatesta, braccioli. Davvero non si può chiedere di più e di meglio. Il volo è comodo e confortevole, ma, arrivato a Napoli la musica cambia.

Un disastro, non so se sono in uno zoo o in aeroporto. Ad accogliermi, senza neppure salutare, ci sono degli ululati paragonabili a quelli delle scimmie. Il primo urlo cavernoso e fastidioso è questo: «Oè Cì, oè Cì ( Ciro) t’aggia ritt e piglià ‘o guaglione”.

Altro ululato scimmiesco: "Comm ò piglio? pe man o pi pier?” ( Come lo prendo? Per le mani o per i piedi?). Da questo tira e molla viene fuori una cosa tipo nove settimane e mezzo: nel tentare di sollevarmi vengo spogliato, pantaloni giù e maglia sollevata, e gettato sulla sedia con una violenza mai vista prima.

Sedia? forse sì , ma non certamente adatta al trasporto di un disabile:la cintura di sicurezza è stata letteralmente inventata con quello che in napoletano viene comunemente definito ‘o sparatrapp‘, un pò di nastro sottile annodato alla bell’e meglio, come è possibile vedere in foto; del poggiapiedi e poggiatesta neppure l’ombra.

Non so come vengo portato fuori dal velivolo mentre vedo gli sguardi preoccupati dei miei genitori e quelli perplessi del personale dell’aereo. Sono a Napoli, in Italia, in Europa eppure penso che neanche nel più povero dei paesi del terzo mondo avrei ricevuto un’accoglienza e un trattamento simile.

La storia ha ovviamente indignato molti: il consigliere regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli ha scritto alla direzione dell’aeroporto di Capodichino per chiedere innanzitutto di scusarsi pubblicante con Ricciardi e prevedere un piano di adeguamento delle strutture, delle attrezzatture e del personale per poter accogliere e gestire dignitosamente i viaggiatori disabili.

115 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views