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Fori di proiettilie nella Chiave di Milot in piazza Mercato. De Iesu: “A sparare branchi di giovani”

Quattro colpi di pistola sono stati esplosi contro l’opera di Mirot installata a marzo a Napoli; non sono stati trovati bossoli, indagini dei carabinieri.
A cura di Nico Falco
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Quattro fori di proiettile sono stati rinvenuti nell'opera "Key of Today", la chiave gigante dell'artista italo-albanese Alfred Mirashi Milot che dalla fine di marzo si trova in piazza Mercato. La scoperta stamattina, quando sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione Borgoloreto, che avevano appreso del danneggiamento presumibilmente riconducibile a colpi d'arma da fuoco. L'area è parzialmente coperta dalla videosorveglianza, ulteriori accertamenti verranno effettuati sulle registrazioni.

Non è chiaro quando i colpi siano stati effettivamente esplosi: gli spari potrebbero risalire anche a giorni o settimane fa. Nelle vicinanze dell'installazione e nella piazza non sono stati trovati bossoli, il che non fa escludere che possa essere stato utilizzato un revolver. Per Antonio De Iesu, oggi assessore alla Sicurezza del Comune di Napoli, l'episodio non sarebbe riconducibile a gruppi di camorra ma, piuttosto, all'azione di qualche banda di giovanissimi criminali:

La camorra vuole mantenere basso il profilo per fare i propri affari e le forze dell'ordine lavorano per operazioni di contrasto forte, come accaduto pochi giorni fa nei Quartieri Spagnoli contro i clan dello spaccio. Ma sparare contro un'opera d'arte va invece inquadrato in un tema attualissimo, il disagio e la devianza giovanile. Si tratta di piccoli branchi, non parlerei di gang, come a Milano con i sudamericani. Questi branchi fanno attività esecrabili a Napoli, con una carica di aggressività e violenza, senza un obiettivo. Bisogna lavorare sule cause che portano a fatti come gli accoltellamenti a 15 anni di giovani che vivono spesso in una dimensione digitale

Per l'ex Vice Capo della Polizia, che a Napoli ha ricoperto anche il ruolo di Questore, è difficile che quegli spari possano rientrare in una per quanto sgangherata possa essere strategia di camorra: l'unico risultato, ovvero quello di attirare l'attenzione delle forze dell'ordine, è proprio quello che i clan cercano di evitare per salvaguardare gli affari. Come evidenziato dal blitz di carabinieri e Guardia di Finanza a Villaricca, dove, è emerso dalle indagini, i Ferrara-Cacciapuoti avevano addirittura vietato di spacciare droga. Più probabile, insomma, che siano stati dei giovanissimi, cresciuti in contesti criminali ma non per questo organici alla malavita organizzata e parte di un fenomeno collegato ma diverso. Prosegue De Iesu:

Su questo tema le indagini non sono sufficienti perché serve anche prendere in carica gli adolescenti se vivono in un ambiente degradato dal punto di vista familiare. Servirebbe un esercito di assistenti sociali: insieme all'azione di repressione deve infatti crescere la presa in carico di ragazzi e bimbi disagiati. Ricordo in questo senso il Progetto Peter svolto alla Sanità, che funziona, però costa. Questa amministrazione sta lavorando al recupero dei tributi per investire in attività sociali, progetti concreti di assistenza agli adolescenti. Il tema infatti non è solo la repressione ma chiedersi come crescono i bambini.

(articolo aggiornato alle 16:45 del 6 giugno 2023)

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