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Covid 19

Covid Napoli, il ristorante Umberto abbassa la serranda dopo 104 anni: “Troppi costi col coprifuoco”

Lo storico ristorante Umberto di via Alabardieri a Chiaia chiude provvisoriamente a causa delle restrizioni agli orari dei locali per il Covid19, dopo 104 anni di attività. Non era mai successo, neanche durante la Seconda Guerra Mondiale. “Gli orari e le condizioni imposte, non ci permettono di lavorare con serenità. No alla protesta violenta”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Lo storico ristorante Umberto di via Alabardieri a Chiaia chiude in via provvisoria a causa delle restrizioni agli orari dei locali per il Covid19, dopo 104 anni di attività. Non era mai successo, neanche durante la Seconda Guerra Mondiale. “Gli orari e le condizioni imposte, non ci permettono di lavorare con serenità – l'annuncio sulla pagina Facebook di Massimo Di Porzio, titolare del locale assieme ai suoi familiari, rivolto ai clienti e agli amici affezionati – per il momento non apriamo”. Solo domenica scorsa scriveva: “Umberto è la nostra casa, da tre generazioni, e continuerà ad esserlo per i prossimi cento anni”. Poi, il dietrofront dopo le ulteriori restrizioni per il Covid19 arrivate con il DPCM del 24 ottobre, che ha imposto a tutti i ristoranti la chiusura alle ore 18, dicendo quindi addio alla cena e limitandosi solo al pranzo.

I titolari del ristorante Umberto: “Chiusura provvisoria”

Condizioni proibitive per il ristorante Umberto, chiariscono i titolari nella nota sulla pagina del locali: “È chiaro che ogni azienda farà un calcolo costi-rischi-benefici: per noi i costi e i rischi sono più alti dei benefici. Incide anche un clima pesante di protesta legittima, ma a volte violenta in cui non ci riconosciamo, che sicuramente scoraggia le persone dal passare una bella giornata fuori casa. Un ristorante deve essere un posto dove passare dei bei momenti felici, in allegria, con amici e parenti o dove i visitatori della città possano godere delle specialità della cucina locale: purtroppo adesso tutto ciò è impossibile e quindi chiudiamo. Torneremo presto, da vincitori di questo maledetto virus, che sta entrando nelle nostre menti oltre che nei nostri corpi. Ci proveremo”.

"Vorrei tranquillizzare tutti – aggiunge Massimo Di Porzio, uno dei titolari di Umberto – abbiamo chiuso in maniera provvisoria per le restrizioni del DPCM e perché abbiamo fatto un'analisi costi, rischi dal contatto con il pubblico, benefici. Anche e soprattutto per tutelare il nostro storico personale e noi stessi. Non ci sono le condizioni per lavorare tranquillamente e un ristorante deve ristorare le persone e farle stare bene, non dividere in tavoli di quattro o non poter aprire per cena. Questa è la ragione. È un arrivederci, perché sicuramente torneremo ancora più determinati di prima. Saluti a tutti e speriamo che passi presto questa seconda ondata".

Cantalamessa (Lega): "Non aveva chiuso neanche durante la Guerra"

Amareggiato per la chiusura provvisoria di Umberto anche il parlamentare della Lega, Gianluca Cantalamessa: “Il ristorante Umberto di Napoli, dopo 104 anni di storia, ha scelto di chiudere le porte perché la chiusura alle 18 di fatto non consente neanche la copertura dei costi. L’ ultimo Dpcm è stata la “botta finale” . Non aveva mai chiuso. Neanche durante la seconda guerra mondiale. Neanche quando una bomba lanciata da un aereo il 3 agosto del 43 cadde nel palazzo e rimase inesplosa, così come ha raccontato il proprietario ad un giornale. Quando mia moglie ed i miei figli erano al mare, era il ristorante che chiamavo per farmi portare qualcosa a casa. Ricordavano sempre tutto. Quello che mi piaceva, quello che non mi piaceva, quello che avevo preso l’ultima volta e per questo motivo mi consigliavano, mi guidavano, mi “coccolavano”. La chiusura di un ristorante centenario per un Dpcm rende tutti noi più poveri e dovrebbe far riflettere seriamente tutti. Al di là dei ruoli. Al di là degli interessucci di bottega. Spero che possa riaprire quanto prima e, per quel che mi riguarda, continuerò a fare tutto ciò posso, con i miei limiti ma anche con la mia ostinata determinazione a non mollare mai”.

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