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Covid-19, inferno pronto soccorso a Napoli: file di ambulanze, ossigeno finito e pazienti ammassati

Un viaggio nei due pronto soccorso più grandi di Napoli, all’Ospedale del Mare e all’ospedale Cardarelli. Pazienti Covid e non Covid vicini e non separati, scorte di ossigeno finite, reparti allo stremo, impossibilità di garantire le misure di sicurezza. È l’inferno del Covid 19 negli ospedali napoletani. Il medico di Anaoo: “Un lazzaretto, così è impossibile separare i percorsi, le file di ambulanze si allungano fuori al pronto soccorso”. L’infermiere: “Sembra Kabul o Baghdad, in un paese occidentale è inaccettabile uno scenario simile”.
A cura di Redazione Napoli
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a cura di Antonio Musella, Gaia Martignetti e Peppe Pace

L'aumento dei contagi in Campania sta mettendo a dura prova la tenuta delle strutture sanitarie della regione. Le ambulanze del 118 sfrecciano a qualsiasi ora del giorno e della notte per soccorrere i pazienti affetti da Covid-19. L'ospedale del Mare e l'ospedale Cardarelli, il più grande del Mezzogiorno, sono i due principali nosocomi della città di Napoli e sono sottoposti a una mole di lavoro impressionante. I due maggiori pronto soccorso della città accolgono pazienti sospetti Covid di continuo. Una situazione che ha portato a uno scenario drammatico in cui sono saltate le distanze di sicurezza tra i pazienti, mentre le file di ambulanze in attesa sono una scena pressoché quotidiana. Siamo andati a vedere la situazione di notte e siamo in grado di mostrarvi delle immagini che ritraggono lo scenario infernale in cui arrivano i pazienti.

Ospedale del Mare: "Manca l'ossigeno, sembra Kabul"

Le immagini del pronto soccorso dell'Ospedale del Mare mostrano i pazienti Covid e non Covid negli stessi ambienti, sulle barelle, divisi praticamente da nulla. In queste condizioni la possibilità di trasmettere il virus è altissima. Anziani e meno anziani sono ammassati con letti e barelle attaccati l'una all'altro. Non c'è spazio, l'afflusso di pazienti è continuo. I posti letto sono esauriti, si liberano con il contagocce, per questo restano tutti in pronto soccorso. Incontriamo uno degli infermieri del pronto soccorso dell'Ospedale del Mare, ci chiede di restare anonimo (l'editto di Vincenzo De Luca che impedisce a medici e infermieri di parlare con i media se non autorizzati dall'unità di crisi da lui presieduta, ha creato il terrore tra il personale medico sanitario). "A me sembra Kabul, Baghdad, in un paese occidentale scene di questo tipo non sono tollerabili – ci spiega – non sappiamo più dove mettere le persone, questa situazione perdura da settimane". Allo scenario da ospedale di guerra visto nel pronto soccorso si unisce il rischio di contagio: "Non ci sono più aree destinate ai pazienti Covid e aree destinate ai pazienti non Covid – ci racconta – si mischia tutto, pazienti che accedono per altri problemi poi diventano Covid. Si stanno creando dei focolai".

Le immagini raccolte da Fanpage.it negli ultimi giorni, mostrano anche le file di ambulanze in attesa al pronto soccorso stracolmo: "I pazienti aspettano in ambulanza per ora fuori al pronto soccorso, vengono trattati anche in ambulanza da medici e infermieri, fuori da noi all'Ospedale del Mare siamo arrivati fino a 7 ambulanze in fila".  Ma l'aspetto più drammatico riguarda la carenza di ossigeno. Lo scorso 4 novembre la farmacia dell'Ospedale comunicava l'esaurimento delle scorte di ossigeno, fondamentale per ventilare i pazienti affetti da Covid 19. Una situazione che anche nei giorni successivi è rimasta drammatica, con poche scorte che vengono destinate quasi tutte al pronto soccorso. Uno scenario denunciato anche da una lettera inviata da una ventina di medici alla direzione sanitaria dell'ospedale: "I pazienti vengono accolti e trattati in spazi non sicuri e non adeguati alla gravità della situazione – scrivono i medici – sono saltati i percorsi separati. Decliniamo ogni responsabilità derivante da questa situazione e chiediamo interventi urgenti".

Cardarelli: "Il Pronto soccorso è un lazzaretto"

Le immagini che arrivano dal Cardarelli sono molto simili a quelle dell'Ospedale del Mare. Qui i pazienti Covid e non Covid in pronto soccorso sono divisi semplicemente da una tendina. Negli ultimi giorni però l'aumento dell'afflusso ha determinato un ulteriore mescolamento che ha coinvolto anche l'OBI, osservazione breve intensiva, l'area che si trova subito dopo il pronto soccorso e da dove i pazienti dovrebbero essere poi smistati in altri reparti. Ce lo racconta la figlia di un anziano che si trova proprio nell'OBI del Cardarelli, che ci ha inviato ulteriori immagini della situazione: "I pazienti sono tutti mischiati, Covid e non Covid".

Rodolfo Nasti è un medico sindacalista dell'ANAOO Assomed: "Durante la notte abbiamo lo zenit degli accessi, tutti si riversano al pronto soccorso e in questa condizione è impossibile tenere separati i percorsi tra Covid e non Covid, in queste condizioni il pronto soccorso diventa un lazzaretto".  Da qualche giorno sono iniziati i lavori per l'installazione di un ospedale da campo della Croce Rossa nel parcheggio dell'ospedale Cardarelli che dovrebbe dare ulteriori posti letto alla struttura, ma per ora non si sa come funzionerà, con quali medici e con quali infermieri: "C'è una tendostruttura, un ospedale da campo, ma ad oggi non sappiamo chi lo farà funzionare – ci spiega Nasti – doveva venire il personale dell'esercito ma per ora tutto tace".

"Bisognava fare le formiche e non le cicale" : perché siamo ridotti così?

"Bisognava fare le formiche e non le cicale – ci spiega l'infermiere dell'Ospedale del Mare – accumulare scorte di farmaci, presidi sanitari, di personale soprattutto, di medici, di infermieri". Già perché la domanda da porsi è: come è possibile che la Campania si sia ridotta così? Come è possibile che una regione che 8 mesi fa era tra le meno colpite dal Covid 19 sia stata messa k.o.? Semplicemente bisognava organizzarsi. "Molte volte a noi che ci lavoriamo qui dentro – sottolinea l'infermiere – ci sembra che queste scelte siano prese dall'alto, da politici, da tecnici di altri settori e non da medici, da chi dovrebbe capirne qualcosa". Il dato di fatto è che al di la dei numeri, delle zone gialle, rosse o arancioni, gli ospedali napoletani scoppiano: "Non sappiamo più dove metterli – conclude l'infermiere – non abbiamo più posti, non abbiamo dove metterli, io personalmente non vorrei mai trovarmi in questa situazione, nella situazione di avere bisogno del pronto soccorso, in questo momento".

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