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Covid 19

Napoli, i dati Covid del Comune: incremento dei contagi con le scuole aperte

Report sul Covid19 a Napoli del Comune e dell’Università Vanvitelli: 4mila casi di nuovi positivi nella settimana dall’8 al 15 novembre a Napoli città. Dal 1 agosto al 15 novembre i positivi in totale sono stati 22.268, con “un aumento esponenziale fino all’8 novembre” e il picco il 6 novembre “con mille casi in un giorno”. La fascia d’età più colpita quella dai 46 ai 60 anni: 49,1 positivi su 10mila abitanti.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Quattromila casi di nuovi positivi nella settimana dall'8 al 15 novembre a Napoli città. Dal 1 agosto al 15 novembre i positivi in totale sono stati 22.268, con "un aumento esponenziale fino all'8 novembre" e il picco il 6 novembre "con mille casi in un giorno". È quanto emerge dallo studio dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli e del Comune di Napoli sull'analisi del Covid in città, coordinato dal professor Giuseppe Signoriello (Unità di Statistica Medica, Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”), con la collaborazione dei dottori Simona Signoriello e Vittorio Simeon e da Francesca Menna, Assessore alla salute, alle pari opportunità e libertà civili.

"L’incremento dei casi – spiega Palazzo San Giacomo – si riflette su un notevole aumento dei ricoveri e soprattutto negli ultimi giorni della mortalità". In poche settimane, i ricoverati sono passati dai 254 circa del 2 novembre a 387 del 16 novembre, mentre i morti per Covid19 da circa 199 a 357. Per quanto riguarda le classi di età, la maggior parte dei contagi settimanali per 10mila abitanti nella settimana dall'8 al 15 novembre, si registra nella fascia di età dai 46 ai 60 anni (49,1 su 10mila) – che la settimana prevedente ha raggiunto il picco con 60,4 casi su 10mila – seguita dai 19-30enni (47,8) – che nella settimana dal 1 all'8 novembre era del 63,1 – quindi, i 31-45enni (45), 61-75enni (42,7), over 75 (38,9), 6-18 (26,9), e minori di 6 anni (12,1).

A Napoli a novembre aumentata mortalità Covid19

"Nel periodo dal 1 Agosto al 15 Novembre – scrive il Comune – si continua ad osservare un forte incremento dei casi di COVID-19 nella città di Napoli con un incremento cumulativo pari a circa 22.268 casi. L’incremento giornaliero dei casi ha seguito un andamento di tipo esponenziale da Agosto fino alla settimana dal 2 al 8 Novembre, con un massimo di casi notificati in un giorno superiori a 1000 il giorno 6 Novembre. Nell’ultima settimana dal 9 al 15 Novembre si osserva una leggera flessione dell’incremento, che rimane comunque elevato. Nella settimana dal 9 al 15 Novembre l’incremento dei casi è stato di circa 4000 unità, con un incremento rispetto alla settimana precedente del 22%. L’incremento dei casi si riflette su un notevole aumento dei ricoveri e soprattutto negli ultimi giorni della mortalità".

"Nel confronto tra l’incidenza di COVID-19 tra il comune di Napoli e la Campania – prosegue il report – si evidenzia una incidenza sempre maggiore nel periodo considerato nella città di Napoli. Nel corso della seconda ondata si è anche osservato un progressivo aumento dell’età media dei contagiati pari a circa 32 anni nel mese di Agosto (in gran parte giovani contagiati durante le vacanze), mentre nel mese di Settembre e Ottobre l’età media è salita a circa 41 anni a causa probabilmente dei contagi avvenuti a livello familiare".

Nel mese di ottobre è possibile evidenziare un aumento dei contagi nella classe di età 6-18 anni a causa probabilmente dell’inizio delle attività scolastiche. Nel mese di Novembre si osserva un progressivo aumento dell’età media a circa 45 anni e in particolare risulta aumentata notevolmente la percentuale di soggetti nelle due ultime classi di età (61-75 anni e 75+). Nella Figura 6 è mostrata l’incidenza settimanale per classi d’età a partire dal 1 agosto. Nelle ultime due settimane è possibile evidenziare un aumento considerevole del contagio nelle classi di età più avanzate. In particolare rispetto alla fine di ottobre le classi 61-75 e maggiore di 75 anni hanno una incidenza raddoppiata, questo rappresenta un segnale da valutare attentamente a causa del maggiore rischio in questa classe di manifestazioni cliniche dell’infezione e quindi del carico del servizio sanitario".

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