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Gomorra: la serie tv e la città

Attore nella serie Gomorra, era un vero narcotrafficante: ai domiciliari Carlo Cuccia

La Guardia di Finanza di Napoli, con l’operazione Buenaventura, ha sgominato tre organizzazioni dedite al traffico di droga sull’asse Colombia-Spagna-Italia-Malta. Tra i destinatari della misura anche Carlo Cuccia, comparsa in Gomorra-La serie. Era ritenuto il referente per i fornitori di droga dalla Spagna. Il suo avvocato: “Cuccia non è accusato di reato associativo”
A cura di Nico Falco
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Quando aveva lavorato in Gomorra – La serie, nell'episodio 11 della seconda stagione, aveva interpretato un ruolo di secondo piano, una semplice comparsa: aveva fatto da "specchiettista". In realtà Carlo Cuccia in certe dinamiche era bene addentrato, e al di fuori dal set: ritenuto gravitante nell'ambito di influenza della famiglia malavitaosa Dannier di Secondigliano ma non accusato di alcun reato associativo, per gli inquirenti era il principale collaboratore dei fornitori di droga dalla Spagna.

L'uomo, 40 anni, originario di Venegono Superiore, in provincia di Varese, è tra i destinatari della misura cautelare eseguita dalla Guardia di Finanza di Napoli (Gico e Nucleo di Polizia Economico Finanziaria) nell'ambito della indagine che ha portato all'operazione "Buenaventura", con cui sono stati sgominati tre gruppi di narcotrafficanti attivi a Napoli, nei quartieri Scampia e Secondigliano, e a Torre Annunziata, in provincia: ordinanza di custodia cautelare per 20 persone, eseguita tra Campania, Sicilia, Piemonte e Lombardia. Tra i destinatari anche il rappresentante di Villa Manzi, noto ristorante per cerimonie di Roccarainola (Napoli) dove durante la latitanza si era nascosto il boss Antonio Lo Russo e già sequestrato nel 2018.

Il gruppo Genovese di Torre Annunziata

L'indagine riguarda un traffico di droga sulla rotta Colombia-Spagna-Italia-Malta, con collegamenti sia col clan Di Lauro di Secondigliano sia coi Caldarelli, egemoni nella zona delle Case Nuove, nel quartiere napoletano del Mercato. Principale promotore del sistema narcotraffico svelato dalle fiamme gialle è il gruppo Genovese, con base operativa a Torre Annunziata (Napoli), guidato da Franco Genovese, 59 anni, esponente del clan Gallo – Cavalieri di Torre Annunziata. Intermediario per il reperimento della droga da vendere era il fratello, Aldovimino Genovese, 49 anni. Vincenzo Montella, 29 anni, si occupava degli aspetti logistici per il trasporto. La droga veniva fornita da Savino faIntagliatore, 50 anni, cognato di Franco Genovese.

Geremia Esposito, 61 anni, e il figlio Vincenzo Esposito, 35 anni, entrambi di Napoli, quartiere Chiaiano, erano il contatto con i complici per la distribuzione della droga in Sicilia a Malta. Agatino Bonaccorsi, infine, 63enne di Catania ed esponente del clan Cappello, si occupava sia di trovare eventuali clienti locali sia di stoccare la droga in Sicilia in attesa del trasferimento via nave a Malta.

In una prima fase delle indagini è emerso che Intagliatore aveva fornito a Genovese oltre 100 chili di hashish, in due partite, che erano stati trasferiti prima in Sicilia e successivamente a Malta. Al gruppo sono stati sequestrati un carico di 40 chili di hashish a Villa San Giovanni (Reggio Calabria), in partenza per la Sicilia, e 166mila euro in contanti, oltre a una pistola Beretta con matricola abrasa e numerose munizioni.

La cocaina dalla Colombia alla Spagna in un container

Indagando sul primo gruppo è emerso che Vincenzo Montella, padre e due fratelli arrestati perché corrieri di droga su mezzi pesanti, stava coordinando il trasporto di una partita di hashish tramite l'invio in Spagna di due corrieri. Indagando sul trasferimento le fiamme gialle hanno sequestrato 294 chili di "fumo" a Genova e arrestato in flagrante i due responsabili. Inoltre, hanno ricostruito l'organico di un altro gruppo di narcotrafficanti, il Dannier-Manzi, con base operativa a Napoli: l'imprenditore Armando Manzi, 57 anni, del ristorante Villa Manzi di Roccarainola (Napoli), Tullio Dannier, 73 anni ed il figlio Adolfo Dannier detto "Falco", 51 anni, appartenenti a una famiglia ritenuta vicina al clan Di Lauro di Secondigliano.

Durante le indagini la Guardia di Finanza ha accertato che la collaborazione si era interrotta in seguito al grosso sequestro avvenuto a Genova, ma che entrambi i gruppi avevano in breve tempo ripreso a lavorare sfruttando canali e strategie differenti. In particolare, gli investigatori hanno appurato che Armando Manzi aveva organizzato il trasferimento di un grosso carico di cocaina dalla Colombia alla Spagna: la droga sarebbe dovuta essere nascosta in un container nel porto di Buenaventura e, grazie ad alcuni funzionari corrotti, sarebbe arrivata nel porto di Algeciras; la spedizione saltò per problemi logistici.

Il gruppo Dannier, legato al clan Di Lauro

Dopo la separazione anche i Dannier avevano ripreso il traffico di droga, con la collaborazione del cognato, Alessandro Parisi, 35 anni, titolare del ristorante pescheria Capri (in via San Giacomo de' Capri, quartiere Arenella, a Napoli) e di altre persone tra cui Nunzio Aliberti, 45enne di Scampia, Salvatore D'Anna, 37enne di Melito, Giovanni Della Notte, 45enne di Fuorigrotta e Raffaele Di Natale, 51enne di Scampia, quest'ultimo cognato di Vincenzo Di Lauro, figlio del superboss Paolo Di Lauro.

Il gruppo, aveva solidi contatti sia con i Di Lauro di Secondigliano sia con i Caldarelli delle Case Nuove, ai quali proponevano l'acquisto della droga importata. Uno dei principali collaboratori di Adolfo Dannier, hanno ricostruito gli inquirenti, era Carlo Cuccia, ritenuto uomo di fiducia in Italia dei fornitori spagnoli, già coinvolto in un'altra operazione antidroga in passato, arrestato nel gennaio 2020, scarcerato pochi mesi dopo e sottoposto ai domiciliari. Durante le indagini sul gruppo Dannier sono stati sequestrati 242 chili di hashish e 11 di cocaina a Carinaro, in provincia di Caserta.

Lo stupefacente sequestrato durante le operazioni avrebbe fruttato, complessivamente, oltre 8 milioni di euro; sotto chiave, durante l'esecuzione delle misure cautelari, 160mila euro in contanti, strumenti per la pesatura della droga e numerosi orologi di valore tra cui Rolex, Patek Philippe e Tudor.

L'avvocato: "Cuccia non è accusato di reato associativo"

L'avvocato Marco Lacchin, legale di Cuccia, successivamente ha inteso chiarire che al suo assistito, la Dda "non contesta alcun reato associativo, né la partecipazione ad organizzazioni criminali campane o di altra provenienza geografica. L'unica contestazione che viene mossa – spiega il professionista – riguarda l'importazione in territorio italiano di una partita di hashish, sequestrata a Barletta il 15 febbraio 2018, in relazione alla quale lo stesso ritiene di essere totalmente estraneo».

(articolo aggiornato il 10 febbraio, ore 12.40)

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