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Trent’anni dalla strage di Capaci, Napoli ricorda Giovanni Falcone

Anche Napoli ricorda la strage di Capaci: piantato l’Albero della Legalità con una lapide in memoria delle vittime, presenti anche molti giovani studenti.
A cura di Redazione Napoli
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Anche Napoli quest'oggi ha ricordato la strage di Capaci, nella quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Era il 23 maggio 1992, trent'anni esatti fa, quando la Mafia compì una delle stragi più efferate di sempre: a piazza Municipio, di fronte Palazzo San Giacomo, quest'oggi è stato pianto l'Albero della Legalità, con una lapide in memoria di quella tragica giornata di trent'anni fa. Presenti gli studenti di diversi istituti napoletani, oltre ai rappresentanti dell'istituzioni, come il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il vicesindaco Mia Filippone, l'assessore alla Sicurezza e Legalità della Regione Campania Mario Morcone, il presidente della Fondazione Polis don Tonino Palmese e il prefetto di Napoli Claudio Palomba.

Don Palmese: "Oggi non si pensa più la mafia sia un'invenzione"

"Trenta anni fa c'era una grande distanza tra la società civile e la mafia, al punto che la gran parte delle persone pensava che la mafia fosse un'invenzione o un'esagerazione dei media o dei magistrati", ha detto don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Polis, "Penso che invece oggi possiamo dire che Falcone e tutte le vittime innocenti ci hanno preso per mano e ci hanno accompagnato a rivisitare le categorie dell'antimafia e ad abitare l'antimafia attraverso il nostro impegno".

De Magistris: "Fuori la mafia dallo stato"

Anche l'ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris, già magistrato, è intervenuto nella giornata del ricordo della strage di Capaci. "Fu una strage di mafia ad effetti politici", ha detto De Magistris, "Andreotti non divenne più presidente della Repubblica e Craxi non divenne presidente del consiglio. Il partito di maggioranza relativa dell'epoca, attraverso Andreotti, non garantiva più Cosa nostra. L'omicidio dell'eurodeputato della Democrazia Cristiana Salvo Lima, referente della corrente andreottiana in Sicilia, fu il preludio all'attacco al cuore del potere partitico-politico dell'epoca. Molti Giuda tradirono Giovanni Falcone. La magistratura ha colpe gravi, ci sono magistrati con la toga sporca di compromesso morale e collusione", ha proseguito ancora De Magistris, "Falcone lo hanno isolato, vilipeso, diffamato, prima di darlo in pasto alla componente terroristico-militare di cosa nostra. Le idee e le battaglie di Giovanni Falcone hanno motivato migliaia di persone, soprattutto giovani di quei tempi. Senza verità e giustizia sulle stragi di mafia non ci può essere democrazia. Fuori la mafia dallo Stato", ha concluso l'ex magistrato.

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