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Morto l’imprenditore Pietro Marzotto: trasformò il gruppo tessile in una multinazionale

L’ultimo figlio del conte Gaetano aveva 80 anni. Si è spento all’ospedale di Portogruaro, dove risiedeva da alcuni anni. Ha guidato il gruppo tessile di Valdagno e ricoperto anche il ruolo di vicepresidente di Confindustria.
A cura di Susanna Picone
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Lutto nel mondo dell’imprenditoria. Si è spento oggi, all’età di ottanta anni, Pietro Marzotto, figlio del conte Gaetano e ultimo di sette fratelli. L’imprenditore vicentino è deceduto all'ospedale della cittadina di Portogruaro, dove risiedeva da alcuni anni e dove era stato ricoverato per complicazioni cardiache. A Marzotto, che aveva guidato il gruppo tessile di Valdagno per 16 anni, si deve l'intuizione di diversificare le attività del gruppo di famiglia, dal tessile alla confezione. Nel 1971 Pietro Marzotto divenne direttore delle attività tessili della famiglia, l'anno successivo amministratore delegato, e nel 1980 vicepresidente esecutivo. Nel 1991, la Marzotto acquisì la tedesca Hugo Boss, alla quale verrà poi dato un ulteriore rilancio nel 2002 quando il gruppo rileva dalla Hdp dei Romiti la maison Valentino, risanandola e quotandola in Borsa nel 2005. È stato anche vicepresidente nazionale di Confindustria, oltre che presidente dell’Associazione Industriali di Vicenza e dell’Associazione dell’Industria Laniera Italiana.

“Un uomo libero, tenace, un imprenditore vero: questo fu Pietro Marzotto, la cui figura e la cui storia consentono di leggere in maniera approfondita e come una cartina al tornasole la vicenda – ma potremmo chiamarla anche saga, tanta è stata la sua complessità – della sua dinastia”: ha commentato così la notizia della scomparsa dell’imprenditore vicentino il Presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti. “Fu non solo la guida per oltre trent’anni di un gruppo tessile che con lui divenne una multinazionale, ma fu uno degli uomini di punta di Confindustria, non solo a Vicenza, e grazie al suo spirito d’intrapresa, ha lasciato un segno indelebile nella Valle dell’Agno, in tutto il vicentino, nel Veneto e in Italia. Il suo non fu un percorso facile: ha incontrato curve, salite, ostacoli, né mancò di conoscere momenti difficili. Rimarrà nel tempo il suo lascito morale per tutta l’imprenditoria veneta, anche a distanza di molti anni dal suo ritiro”, ha aggiunto.

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