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Morto il fotografo di culto Ara Güler: “l’occhio di Istanbul” che fotografò la nostalgia

Morto a novant’anni di arresto cardiaco il fotografo di culto Ara Güler. Di origini armene, era conosciuto per gli scatti iconici della nostalgica Istanbul in bianco e nero. Le sue immagini, che lo hanno reso noto a livello internazionale, raccontano la capitale ottomana nelle sue contraddizioni.
A cura di Laura Ghiandoni
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Morto a novant'anni di arresto cardiaco il fotografo di culto Ara Güler, di origini turche, era conosciuto per gli scatti iconici della nostalgica Istanbul in bianco e nero. Ci ha lasciato mercoledì 17 ottobre nella sua città, a Istanbul. Le sue immagini, che lo hanno reso noto anche oltre il confine nazionale, raccontano la capitale turca nelle sue contraddizioni: dalle moschee ai monumenti noti, alle scene di vita quotidiana, dai paesaggi cittadini ai ritratti dei pescatori in riva al Bosforo. Soprannominato ‘Occhio di Istanbul‘ non ha mai accettato questo soprannome, perché piuttosto preferiva definirsi cittadino del mondo: "La gente mi chiama il fotografo di Istanbul. Ma io sono un cittadino del mondo. Un fotografo del mondo", ha risposto una volta a chi lo aveva chiamato con l'epiteto che è la citazione del documentario a lui dedicato del 2005. La nostalgia, che è una nota caratteristica  della città di Istanbul, è anche una presenza  costante nei suoi lavori.

Anche se i turchi lo definiscono tutt'ora l'"Occhio di Istanbul", Ara Güler nella sua vita viaggiò in tutto il mondo e nel corso della lunga carriera fotografò personalità famose come Salvador Dali, Alfred Hitchcock, Winston Churchill e Picasso. Le sue foto sono state raccolte in numerose opere, che mantengono un posto di rilievo nelle librerie del Paese. Un museo in suo onore è stato aperto a Istanbul lo scorso 18 agosto, per celebrare le sue opere.

Armeno di famiglia e origini, classe '28, iniziò la sua carriera di fotografo al giornale ‘Yeni Istanbul' nel 195. Quando il magazine Usa Time-Life aprì un ufficio in Turchia fece la prima volta la sua comparsa nella scena internazionale, lavorando anche per Paris Match. Nella sua lunga carriera ebbe modo di confrontarsi anche con Marc Riboud e Henri Cartier-Bresson, diventando parte dell'agenzia Magnum.

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