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Morte Imane Fadil. “Basta una punturina e siete finite”: le rivelazioni dell’olgettina Polanco

Marysthell Polanco, così come altre delle cosiddette “olgettine” protagoniste dei festini del “bunga bunga” di Arcore, sarebbe stata minacciata da un misterioso uomo. I pm l’hanno sentita come teste nell’inchiesta aperta sulla misteriosa morte di Imane Fadil, una delle testimoni chiave del caso Ruby deceduta il primo marzo per cause in corso di accertamento.
A cura di Biagio Chiariello
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"L'anno scorso una persona disse a me, ma anche ad altre ragazze, ‘basta una punturina e siete fatte'”. secondo quanto scrive l’agenzia Ansa, riportando un articolo del Fatto Quotidiano, Marysthell Polanco, una delle ‘olgettine' ospiti delle serate di Arcore a casa di Silvio Berlusconi, ha rivelato ai pm di Milano – che indagano sulla misteriosa morte di Imane Fadil – di aver sentito questa frase da una persona, che l'avrebbe detto a lei ma anche ad altre ragazze. Ascoltata dai pm il 15 marzo, davanti agli inquirenti che le dissero che Fadil era morta la Polanco avrebbe reagito dicendo: “No! Il polonio!”. Di certo, sempre da quanto emerso, dopo aver saputo del decesso della 34enne marocchina, la soubrette dominicana era "spaventata".  Stesso discorso per Barbara Guerra, un'altra delle cosiddette "olgettine" interrogata nelle scorse settimane dagli inquirenti milanesi: anche lei, stando a quanto si è saputo, è apparsa "spaventata" ai pm che l'hanno ascoltata. C’è da dire che l'ex legale di Fadil, l'avvocato Paolo Sevesi, in un atto depositato a fine febbraio alla Procura di Milano aveva scritto che la modella marocchina era stata "interessata da minacce, tentativi corruttivi e pressioni per la revoca della costituzione di parte civile".

Ruby bis, Cassazione: "Confermare condanna per Fede e Minetti"

Intanto il sostituto procuratore generale della Cassazione, Pina Casella, nell'udienza in corso a Roma sul processo Ruby Bis, ha chiesto la conferma delle condanne per Emilio Fede  (4 anni e 7 mesi) e Nicole Minetti (2 anni e 10 mesi) , come stabilito in secondo grado. Nella sua requisitoria, il pg della Suprema Corte ha spiegato che “le dichiarazioni di Imane Fadil sono pienamente attendibili e la veridicità delle sue dichiarazioni sulle serate di Arcore sono ampiamente confermate dai riscontri di Chiara Danese e Ambra Battilama e da intercettazioni telefoniche”. Per la procura generale, infatti, il verdetto d'appello "è ineccepibile".

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