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Morì nella clinica di Dj Fabo perché la Germania negò il farmaco: ora tribunale le dà ragione

Un tribunale tedesco ha dato ragione a una donna cui è stato impedito di suicidarsi ed è dovuta andare in Svizzera, nella stessa clinica di Dj Fabo, per morire. Secondo i giudici “in casi estremi” lo Stato non può negare a un malato l’accesso ai farmaci che inducano un suicidio indolore.
A cura di Susanna Picone
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Come recentemente accaduto per Fabiano Antoniani, meglio noto come Dj Fabo, e per il pensionato veneto Gianni Di Sanzo, entrambi partiti nei giorni scorsi dall’Italia per la Svizzera per avere il diritto di porre fine alla loro vita in maniera dignitosa, anche dalla Germania arriva una storia di una donna malata costretta a recarsi in un Paese diverso dal suo per ricorrere al suicidio assistito. È la storia di una donna che era rimasta paralizzata dalla testa in giù e che soffriva di crampi dolorosissimi. Questa donna aveva chiesto il permesso all'Istituto federale del farmaco di ottenere la medicina per mettere fine alle sue sofferenze. Un permesso però che il suo Paese le ha negato e così lei ha preso la stessa decisione di Dj Fabo e di Gianni Di Sanzo. Come loro, è partita dalla Germania per morire nella clinica Dignitas in Svizzera. Adesso però, come ricostruisce oggi il quotidiano Repubblica, un tribunale tedesco ha dato ragione alla donna che ha poi scelto il suicidio assistito in Svizzera.

Il parere della Corte di Lipsia – Secondo la Corte suprema amministrativa di Lipsia, “in casi estremi”, lo Stato non può negare a un malato incurabile o terminale l'accesso ai farmaci che inducano un suicidio indolore. Anche se una legge tedesca impedisce l'acquisto di quei medicinali, per i giudici della Corte suprema amministrativa di Lipsia è più importante il diritto di autodeterminazione. Il presupposto è che il paziente sia gravemente malato e che abbia scelto liberamente di uccidersi e che non ci siano alternative plausibili. Il caso era stato sollevato dal marito della donna malata. In Germania la Corte di giustizia tedesca si è espressa nel giugno 2010 a favore dell'eutanasia passiva, cioè l’interruzione di un trattamento medico fondamentale per la sopravvivenza del paziente (come, per esempio, la nutrizione o l’idratazione artificiale).

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