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Molestie e abusi sessuali, come possono difendersi le vittime?

Perché il caso molestie scoppiato con lo scandalo Weinstein sta portando molte donne a preferire la denuncia pubblica rispetto a quella in Procura? Fanpage.it si è rivolto a un legale specializzato in violenza sessuale per capire quale sia il percorso migliore da seguire e quali sono le problematiche che spesso portano le vittime di molestie e abusi a tacere.
A cura di Charlotte Matteini
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Complice il caso scoppiato a livello internazionale grazie all'inchiesta condotta dal New Yor Times sugli abusi e ricatti sessuali perpetrati dal produttore statunitense Harvey Weinstein, anche nel Belpaese nel corso delle ultime settimane si sta parlando molto di molestie e ricatti subiti da giovani attrici italiane nell'ambito cinematografico. Grazie a una serie di inchieste condotte da Dino Giarrusso de Le Iene, in Italia si sta scoperchiando quello che comunemente definiremmo "il vaso di Pandora": registi e produttori chiederebbero favori sessuali in cambio di una parte, arrivando a molestare e anche ad abusare delle giovani attrici durante i provini, rigorosamente organizzati lontano da occhi indiscreti.

Numerose sono le ragazze che si sono rivolte a Le Iene per denunciare questo tipo di approccio ricattatorio, approccio noto a chiunque abbia lavorato nel mondo dello spettacolo ma di cui mai si è apertamente parlato prima dello scandalo Weinstein. La domanda che spesso i lettori e gli ascoltatori si fanno è: "Perché queste ragazze denunciano, dopo così tanto tempo, queste molestie solamente in televisione e non in Procura?". La risposta, purtroppo, è banale: perché non è semplice, sia perché è difficile elaborare il trauma a livello psicologico sia perché spesso queste molestie e abusi non vengono mai perpetrati in presenza di testimoni e spesso non lasciano prove evidenti del fatto, rendendo dunque difficile sporgere denuncia alle autorità competenti.

Per rispondere in maniera più approfondita a questo quesito e ottenere consigli utili per tutte le donne vittime di molestie e abusi sessuali che non sanno come agire per denunciare i propri aguzzini, Fanpage.it ha raggiunto l"avvocatessa Antonella Faieta, penalista specializzata in violenza e abusi sessuali e legale dell'associazione Telefono Rosa.

Avvocato, una donna vittima di molestie quanto tempo ha per denunciare?

Dunque, in questi casi non dovremmo riferirci al reato di violenza sessuale, che lascia alla vittima 6 mesi di tempo per denunciare a decorrere dal fatto, mentre per quanto riguarda altri tipi di reati – quello di molestie compreso – è previsto un termine di soli 3 mesi. Quindi in questi casi meglio far riferimento a quello di violenza sessuale, anche perché il reato di molestie oltre a dimezzare i termini per la denuncia prevede pene molto blande. Anche qualora i termini per la presentazione della querela siano scaduti, è sempre meglio andare a parlarne con un esperto perché in certi casi può essere che, stante la gravità delle condotte, la procedibilità del reato non sia puù a querela ma d'ufficio, dunque sia la stessa autorità tenuta a indagare sui fatti una volta appresa la notizia di reato. 

Come può una vittima capire a quale reato deve riferirsi e tutelarsi?

Nel nostro Paese si parla spesso di molestie, ma in realtà il nostro codice non prevede il reato di molestie sessuali ma solo quello di violenza sessuale, che prevede varie ipotesi, oppure le molestie "semplici". Il miglior percorso da seguire quando si subisce una molestia o una violenza è rivolgersi a un avvocato specializzato o a un centro anti-violenza per valutare la gravità dei fatti e individuare la miglior strategia da intraprendere. Anche in caso di assenza di prove materiali, non è detto che non si possa procedere e proprio per questo è meglio che le vittime si rivolgano a figure che possano spiegare loro qual è il miglior percorso da seguire. Nei centri antiviolenza, per esempio, la vittima può ottenere consigli legali, ma anche un ascolto psicologico che in questi casi è determinante. 

Quasi sempre le molestie avvengono in assenza di testimoni

Beh certo, di solito non viene indetto un consiglio di amministrazione quando un uomo cerca di molestare una donna, tendenzialmente si cerca di approfittare di un momento in cui si è soli, in totale assenza di testimoni. Però, anche in questo caso, non è detto che non si possa comunque denunciare e questo elemento non deve far desistere e disarmare le donne. Io consiglio sempre alle vittime di parlare con un professionista specializzato perchè poi nel racconto che viene fatto dalla donna si possono ravvisare una serie di elementi utili a organizzare una difesa e si può anche capire com'è meglio presentare l'eventuale denuncia. Molto spesso accade che se subisco una molestia sono sconvolta e posso avere una serie di reazioni come per esempio fuggire via e chiamare subito un'amica o il mio compagno e raccontare tutto oppure incontrare un conoscente che può testimoniare l'avermi visto sconvolta oppure ancora, quando la molestia trascende nella violenza sessuale, avere dei segni materiali sul corpo e tutti questi elementi concorrono comunque a formulare la miglior strategia difensiva per la vittima. 

Che cosa rischia una donna che denuncia pubblicamente delle molestie in assenza di prove?

Anche la violenza domestica per certi versi ha lo stesso problema, l'assenza di testimoni spesso caratterizza gli episodi di violenza sulle donne. In carattere generale si può rischiare di ricevere una contro-denuncia per calunnia, qualora la vittima abbia sporto denuncia presso le autorità, oppure per diffamazione. La calunnia, però, ha dei pressuposti ben specifici e prevede il reato quando viene sporta una denuncia contro una persona che si sa invece essere innocente, quindi comunque deve essere dimostrata. Nel caso della diffamazione, che si rischia quando io porto più persone a conoscenza di un fatto non denunciato alle autorità, è possibile che porti ad affrontare un processo, ma comunque in tutti questi casi sussistono dei criteri per valutare l'attendibilità del racconto della vittima. Quel che è importante capire è che non è detto che se non si ha la prova materiale della molestia tu non possa denunciare, gli strumenti per difendere le vittime da questi atti esistono e le donne possono tutelarsi.

Perché le donne tendono a non denunciare le molestie?

Molte sono scoraggiate dal fatto che essendosi trovate in quella situazione in assenza di testimoni, si chiedono: "Ma io come posso dimostrarlo?". Nei casi di molestie sessuali la violenza non è solo fisica ma anche psicologica. Ci si trova ad affrontare una situazione di sudditanza al potere, che porta magari la vittima a credere di non poter fare nulla per difendersi e che deve accettare e subire quello che le viene imposto. La minaccia non è solo fisica, dunque, ma molto spesso può essere "morale" e indurre le donne dunque a pensare che sia meglio tacere. Le vittime non denunciano perché magari hanno paura di non essere credute, hanno paura di avere delle conseguenze, a volte non si ha la forza di farlo e ci si illude che prima o poi ci si potrà dimenticare della molestia o della violenza, a volte non si vuole che i genitori o il fidanzato vengano a conoscenza dei fatti, magari per una questione di vergogna, sono davvero tante le motivazioni. E invece questo non deve accadere e proprio per questo è importante far capire a tutte le donne che in realtà esistono professionisti che sono invece in grado di aiutarle, tutelarle, ascoltarle, quanto meno per arginare i danni subiti dalla vittima. L'importante è che le donne non rimangano sole, che sappiano che esistono delle persone che sono in grado di aiutarle, ascoltarle e alle quali possono rivolgersi in qualsiasi momento.

Asia Argento e Fanpage.it insieme per "No Shame Fist", la campagna di sensibilizzazione contro le molestie sessuali che si fa anche sportello per raccogliere segnalazioni, testimonianze. Basta scrivere a metoo@fanpage.it, la casella postale messa a disposizione dal giornale del gruppo editoriale Ciaopeople.

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Milanese, classe 1987, da sempre appassionata di politica. Il mio morboso interesse per la materia affonda le sue radici nel lontano 1993, in piena Tangentopoli, grazie a (o per colpa di) mio padre, che al posto di farmi vedere i cartoni animati, mi iniziò al magico mondo delle meraviglie costringendomi a seguire estenuanti maratone politiche. Dopo un'adolescenza turbolenta da pasionaria di sinistra, a 19 anni circa ho cominciato a mettere in discussione le mie idee e con il tempo sono diventata una liberale, liberista e libertaria convinta.
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