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Modena, badante evirò e uccise il compagno: assolta perché non in grado di intendere

Incapace di intendere e volere, e quindi assolta per non imputabilità: questa la decisione presa per Verona Popescu, che nel giugno dello scorso anno ha ucciso a coltellate ed evirato il compagno Claudio Palladino. Disse di aver ucciso l’uomo perché “contaminato”.
A cura di Susanna Picone
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È stata assolta per non imputabilità, a fronte di una riscontrata incapacità di intendere e di volere, Verona Popescu, la ex badante romena cinquantenne che nel giugno dello scorso anno ha ucciso a coltellate ed evirato il compagno Claudio Palladino, di sessantatré anni. Il delitto si consumò in un appartamento in via Mar Adriatico a Modena. Il corpo senza vita dell’uomo fu trovato in bagno: era stato colpito da almeno otto fendenti ed evirato da quella che in passato era stata la badante dei suoi genitori. Per quanto compiuto, Popescu sarà assistita per dieci anni in una Rems (struttura riabilitativa per malati psichiatrici). Questa la decisione presa dal giudice al termine del processo in abbreviato nella città emiliana: a richiedere questo tipo di soluzione era stato anche il pm che ha coordinato le indagini, Lucia De Santis. La donna si trova già nella struttura e ogni sei mesi sarà sottoposta ad accertamenti. La decisione si regge su una relazione del perito psichiatrico, dove era già stata stabilita l'incapacità di intendere e di volere della donna. Secondo quanto emerso dalla perizia, la badante soffre di disturbo delirante persecutorio.

Il folle racconto della donna dopo l'omicidio – Già subito dopo l’omicidio di Palladino erano emersi dubbi sulla capacità di intendere e di volere della sua compagna. La cinquantenne, dopo aver chiamato la polizia, disse di aver ucciso il compagno perché “contaminato”, allargando poi la “contaminazione” ad aria ed acqua. Parlò di “macchie e segni sulla pelle” in realtà inesistenti e “dovuti” appunto alla “contaminazione dell’acqua e dell’aria”. Agli agenti giunti sul posto avrebbe chiesto anche di esaminare i genitali dell’uomo, dicendosi certa che fossero contaminati a loro volta. L’ex badante chiamò il 113 circa un’ora dopo aver accoltellato il compagno per confessare l’accaduto. Davanti al pm e alla squadra Mobile svelò poi un quadro lucido sulla dinamica dei fatti, confermato dai primi accertamenti della Scientifica nell'abitazione dove i due vivevano da anni.

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