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Misterioso furto a casa del cronista antimafia Borrometi: rubate carte delle nuove inchieste

Nella casa romana del giornalista anti-mafia Paolo Borrometi alcuni ladri hanno rubato hard disk e numerosi appunti relativi alle nuove inchieste condotte dal cronista ragusano e direttore del giornale online “La Spia”.
A cura di Charlotte Matteini
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Un misterioso furto ha colto di sorpresa il giornalista ragusano Paolo Borrometi. La strana rapina, durante la quale i ladri in azione hanno rubato solamente hard disk e appunti contenenti dettagli sulle nuove inchieste condotte da Borrometi, è avvenuta nella casa romana del cronista e direttore del giornale online "La Spia". Borrometi nel corso degli anni si è occupato dei traffici illeciti del mercato ortofrutticolo di Vittoria, dello scioglimento per mafia del comune di Scicli. Le sue indagini giornalistiche lo hanno portato non solo ad allontarsi dalla natìa Sicilia, ma anche a vivere sotto scorta a causa delle numerosissime minacce pervenute in seguito alla diffusione delle sue inchieste.

A dare notizia del misterioso raid è stato l'attuale presidente della Regione Siciliana in scadenza di mandato, Rosario Crocetta, che ha espresso solidarietà al giornalista: “Certo che è un furto molto strano quello che è accaduto nell’appartamento romano di Borrometi. Che la cosa poi avvenga a Roma è ancora più inquietante. Paolo è dovuto andare via dalla Sicilia per le sue inchieste sulla mafia e si ritrova a vivere gli stessi problemi, in passato Paolo è stato anche aggredito, con gli attacchi di una mafia che non si vuole rassegnare, che non accetta che sui giornali si possa scrivere la verità. Sono preoccupato che possa accadere qualcosa di grave a Borrometi. Sono con Paolo e con quanti ogni giorno fanno il proprio dovere. Voglio dire a Paolo che siamo con lui e che la solidarietà dei siciliani onesti non gli mancherà mai”, ha dichiarato il governatore siciliano. "Il presidente del Senato, Pietro Grasso, con la sensibilità di una vita contro le mafie ha denunciato le nuove minacce e gli avvertimenti scagliati contro il giornalista Paolo Borrometi dai clan mafiosi. Dopo le minacce, il pestaggio (Borrometi vive con una menomazione alla spalla), i messaggi minatori, da ultimo l'irruzione nella sua casa di Roma, da dove i ladri non hanno sottratto nulla, tranne supporti informatici e cartacei sulle inchieste relative ai clan mafiosi della Sicilia orientale che Paolo stava realizzando", ha invece commentato la Federazione nazionale della Stampa.

Ad aprile, il Tribunale di Ragusa ha condannato a un anno e otto mesi di reclusione Giambattista Ventura per concorso in tentativo di violenza privata per le minacce al cronista. Al processo, si erano costituti parte civile la Federazione nazionale della stampa, l'Ordine dei giornalisti e il Comune di Vittoria.

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