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“Mio nonno Pablo era un genio anaffettivo”, lo racconta la nipote Marina Picasso

Marina Picasso, nipote di quel pittore che non ha bisogno di presentazioni, ha raccontato di recente l’altra faccia dell’artista, l’aspetto umano e caratteriale: “Mio nonno è stato un pittore geniale, ma al contempo un uomo assolutamente anaffettivo. È vero, come a molti dei miei cugini mi ha lasciato una cospicua eredità. Eppure mi sono sempre sentita sola, abbandonata, un’orfana senza alcun legame con l’ingombrante nonno”.
A cura di Silvia Buffo
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Un ritratto di Pablo Picasso
Un ritratto di Pablo Picasso

Marina Picasso, figlia di Paulo che Picasso ebbe dalla prima moglie, la ballerina di origine russa Olga Khokhlova, star dei Ballets Russes di Diaghilev, si è lasciata andare a dichiarazioni estremamente personali in cui ricorda suo nonno Pablo Picasso, riportandone l'aspetto inedito e sconosciuto. Rivelazioni rilasciate in un'intervista al settimanale francese ‘Point de vue', in seguito ad una vendita all'asta di una parte del patrimonio dell'artista ricevuta in eredità. Sono circa cento opere tra sculture, ceramiche, disegni, il cui valore è di 15,8 milioni di euro, una cifra che ha suscitato non poche polemiche anche fra i familiari stessi.

Marina non ha avuto una vita facile, il fratello Pablito si suicidò giovanissimo, e da giovane oltre al rifiuto e all'indifferenza del nonno, ha sofferto anche di anoressia, e visse in condizioni di miseria con la sua famiglia. Racconta ancora al settimanale:

Tutti pensavano che fossimo ricchi, felici ma la realtà era completamente diversa. Strano destino quello delle donne della famiglia Picasso. Mia nonna, di origine russa, era un'aristocratica. Aveva abbandonato la sua carriera in seno ai Ballets Russes per stare vicina a mio nonno. Cominciò ad ammalarsi quando seppe della relazione del marito con Marie -Thérèse Walter. Non si riprese più da quel dolore.

Eppure col tempo quel lutto e quella tristezza si sono trasformate in amore verso gli altri, le persone in difficoltà, in cui probabilmente lei si identificava. La nipote del genio Picasso grazie ad anni di psicoanalisi riesce a risolversi e con il libro Grand père riesce a metabolizzare gli ultimi strascichi di sofferenza:

Mi sono finalmente riappacificata con me stessa, con il mio passato, con quel nonno così ingombrante. Oggi so distinguere l'uomo, l'artista geniale, il nonno, quello che Pablo Picasso è stato. Irrispettosi di ogni regola, di qualsiasi principio e legame, seppur familiare. Abbiamo pagato un prezzo altissimo al suo genio, soprattutto mio fratello, suicidatosi giovanissimo.

Marina Picasso trasforma la sua sofferenza in forza, il cui esito più nobile è la nascita di un orfanotrofio in Indocina e, a Marsiglia, di una casa famiglia aperta ad adolescenti in difficoltà. Con queste parole dolorose spiega come ha indirizzato il suo dolore per fare del bene:

Per dare un senso alla mia vita, per poter ridistribuire a coloro che hanno più bisogno una parte della mia ricchezza. E non soltanto continuare a ripetermi, ‘in fondo non sono che la nipote di Pablo Picasso'. Un mestiere anche quello… Che non ho mai voluto accettare.

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