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Ministra Trenta sulle truppe in Afghanistan: “Ci ritireremo, ma non dovevo informare Farnesina”

In un’intervista sul Corriere della Sera la ministra Trenta ha cercato di spegnere le polemiche dei giorni scorsi: “Ho agito secondo le mie prerogative, informando chi di dovere, tra cui il presidente del Consiglio e il Capo di Stato Maggiore della Difesa. Se chiedo al Coi di valutare l’avvio di una pianificazione per il ritiro, non credo di dover informare il ministro Moavero”.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Ho agito secondo le mie prerogative, informando chi di dovere, tra cui il presidente del Consiglio e il Capo di Stato Maggiore della Difesa. Se chiedo al Coi di valutare l'avvio di una pianificazione per il ritiro, non credo di dover informare il ministro Moavero". Lo ha spiegato la ministra della Difesa Elisabetta Trenta, in un'intervista al Corriere della Sera in cui conferma: "Ci ritireremo dall'Afghanistan". La polemica era scoppiata l'altra sera, il 28 gennaio, quando dal ministero della Difesa è arrivato l'annuncio del ritiro entro un anno del nostro contingente militare. A stretto giro è arrivato il plauso del M5S. Due ore più tardi, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha dichiarato di non essere stato informato della notizia. A conclusione della girandola di smentite e dichiarazioni contraddittorie è arrivata anche la Lega, che ha preso le distanze: "È una valutazione personale della ministra Trenta".

I Cinque Stelle hanno blindato la ministra: "Non esiste alcuna irregolarità nell'operato del ministro che ha semplicemente dato seguito a un orientamento politico che si adegua al mutamento degli scenari politico-militari e che comunque non mette minimamente in discussione il nostro impegno internazionale – hanno scritto in una nota i parlamentari pentastellati delle commissioni Esteri di Camera e Senato – La polemica in corso non ha alcun senso. La scelta del ministro di affidare al Comitato operativo di vertice interforze la pianificazione delle azioni da compiere nei prossimi 12 mesi è stata la procedura formale più ovvia da seguire e della quale non era necessario informare la Farnesina".

"Siamo lì da 17 anni, abbiamo avuto 54 morti, speso quasi 7 miliardi di euro, il nostro contributo è stato notevole ma ora c'è una evoluzione in corso, si va verso un'intesa, che mi auguro arriverà, e noi come Paese ne prendiamo atto", ha spiegato Trenta, secondo cui "è giusto che se ne discuta in Parlamento, lo trovo un sano esercizio di democrazia e di realismo". Alla base della decisione, oltre alle scelte fatte dagli Usa, "ci sono priorità strategiche nazionali. Oggi il nostro principale interesse si focalizza in Africa e nel Mediterraneo". Tuttavia "è evidente che ogni decisione finale sarà presa di concerto con gli alleati. L'Italia è un Paese che onora i suoi impegni, specie in ambito Nato".

"La mia decisione – ha aggiunto – rappresenta un atto di responsabilità istituzionale, verso il Paese e verso i nostri militari. Non si può credere che di fronte alla rapidità di certi sviluppi l'Italia resti a guardare. Dobbiamo arrivare pronti a un cambio di passo e la pianificazione serve proprio a questo, a capire in che modi e tempi muoverci laddove in Afghanistan si giunga ad un accordo di pace tra le parti".

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