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“Minimizzare” la Shoah sarà reato: una legge prevede da 2 a 6 anni di carcere

La legge europea, approvata al Senato e che dovrà ora tornare in seconda lettura alla Camera prima del via libera finale, prevede al suo interno una norma che rende la minimizzazione di alcuni crimini come la Shoah o crimini di genocidio e guerra un’aggravante al reato di negazionismo. Previste pene che vanno dai due ai sei anni di reclusione.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’esame della legge europea, approvata al Senato e che ora dovrà tornare alla Camera in seconda lettura, porta con sé una norma – prevista dall’articolo 5 del testo – che introduce l’aggravante della minimizzazione di un crimine come quello della Shoah. L’aggravante è inserita nella legge Mancino e riguarda i reati di opinione. Si aggiunge a un’altra aggravante che è stata introdotta lo scorso anno: quella del negazionismo della Shoah. La legge europea è stata approvata dal Senato la scorsa settimana con 118 voti favorevoli, 17 no e 69 astenuti tra cui i senatori di Mdp.

L’articolo 5 della legge europea riguarda le “disposizioni per la completa attuazione della decisione quadro sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale”. La legge, se approvata, andrà a modificare anche la legge n. 654 del 13 ottobre 1975 che recepiva nell’ordinamento italiano la ‘Convenzione internazionale sulla eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale'. In particolare con la legge europea si aggiunge all’articolo 3 il concetto di “minimizzazione in modo grave” e di “apologia” di crimini come quello della Shoah.

La legge Mancino e le pene previste

L’articolo 5 della legge europea amplia il campo di applicazione dell’aggravante di negazionismo introdotta nella legge Mancino lo scorso anno. La legge Mancino prevede la reclusione fino a un anno e sei mesi o la multa fino a 6mila euro per chi propaganda “idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Previsto inoltre il carcere da sei mesi a quattro anni per chi istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.

L’aggravante del negazionismo, introdotta nel 2016, prevede la detenzione da due a sei anni se la propaganda, l’istigazione e l’incitamento si fondano sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio, contro l’umanità o quelli di guerra. Se l’articolo 5 della legge europea dovesse rimanere invariato e venisse approvato, la stessa pena – detenzione da due a sei anni – sarebbe estesa anche a chi minimizza in modo grave o fa apologia della Shoah, dei crimini di genocidio, di quelli contro l’umanità e dei crimini di guerra.

La discussione e le polemiche al Senato

Il dibattito a Palazzo Madama su questo articolo della legge europea è stato molto acceso, tanto da rimandare la discussione dal 5 al 10 ottobre proprio a causa delle divisioni su questo punto. Carlo Giovanardi, senatore di Idea, ha protestato contro la possibilità del rischio di carcere da due a sei anni in caso di riconoscimento dell’aggravante della minimizzazione: una norma “vergognosa”, secondo Giovanardi.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle politiche dell’Ue, Sandro Gozi, aveva avvertito già nella discussione del 5 ottobre che nel caso in cui l’Italia non avesse recepito la normativa europea anche su questo punto “avrebbe rischiato di incorrere in sanzioni”. La presidente dell’Unione comunità ebraiche italiane (Ucei), Noemi di Segni, ha invece parlato dell’approvazione della norma come di un “atto dovuto e doveroso”. In una lettera inviata a tutti i senatori aveva sottolineato che in questa decisione non c’era “alcun intento di limitare libertà fondamentali, ma al contrario, discernere quelle realmente esercitate da quelle strumentalmente ricercate”.

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