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Miliziana dell’Isis rivela: “Mi piaceva torturare le donne davanti a padri e mariti”

Hajer era arruolata nella polizia religiosa a Raqqa e spiega nel dettaglio i suoi compiti e il piacere di eseguirli, ma, precisa, “le jihadiste europee erano le più sadiche”
A cura di Redazione
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Una disertrice dell'Isis appartenente alla brigata femminile Al-Khansaa ha rivelato allo scrittore Ahmad Ibrahim le torture inflitte alle prigioniere. La giovane donna, 25enne nota con il nome "Hajer", ha spiegato che le jihadiste britanniche sarebbero state, secondo la sua esperienza, le più sadiche, capaci di infliggere dolori peggiori del parte grazie a un attrezzo chiamato "biter", simile a una trappola di caccia con una mascella di bloccaggio metallico capace di lacerare le carni. La donna, che si è unita al commando nel 2014 e in cui sarebbero poi giunte altre studentesse in fuga da Londra – Shamima Begum, Amira Abase e Kadiza Sultana – ha spiegato che la funzione della brigata Al-Khansaa è simile a quello di una polizia religiosa, operante in questo caso nella capitale del sedicente Stato islamico, Raqqa.

Hajer e le altre donne avevano dunque il compito di punire chi trasgredisse le severe leggi imposte dall'Isis. Un incarico, spiega ancora l'aguzzina, "che mi è piaciuto molto: mi sono divertita a torturare le donne siriane, soprattutto quando i loro padri e mariti erano lì". Un' "attitudine" alla tortura, ha spiegato ancora la disertrice, che hanno mostrato soprattutto le europee, "più sadiche e violente degli altri. Ad esempio, le combattenti britanniche si vantano della brutalità delle loro torture. Anche quella che usa il biter è britannica. Era conosciuta come Um Salama".

La donna ha spiegato di aver assistito anche alla cattura e all'omicidio di Muath Al-Kasasbeh, l'aviatore giordano il cui aereo venne abbattuto il 24 dicembre 2014. L'uomo venne catturato, torturato e infine arso vivo. "Ricordo ancora come Um Salama e Um Rayan lo torturarono: è stata la tortura più brutale che abbia mai visto".

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