193 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Ultrà del Napoli preparavano la vendetta per le aggressioni della festa scudetto: fermati a Varese

Un gruppo di ultrà del Napoli ha tentato di raggiungere il centro di Varese, ma è stato fermato in tempo dalle forze dell’ordine. La vendetta dopo l’aggressione subita in città da alcuni tifosi partenopei durante i festeggiamenti per lo scudetto la sera del 4 maggio.
A cura di Francesca Del Boca
193 CONDIVISIONI
Immagine

Sono stati fermati alle porte di Varese 150 tifosi del Napoli, bloccati da polizia e carabinieri a bordo di alcuni furgoni e costretti a invertire la rotta prima che potessero mettere in atto una possibile azione dimostrativa.

Il gruppo di ultrà partenopei, a quanto emerso, prima di proseguire verso Monza per la partita di campionato, avrebbe fatto tappa a Varese, attrezzato con coltelli e petardi, in risposta alle aggressioni nei confronti di due tifosi napoletani durante la festa scudetto di giovedì 4 maggio: in questa occasione le vittime, giovani genitori in giro per Varese a fianco dei figli piccoli, erano state costrette a scendere dalla macchina e prese a calci e pugni.

L'aggressione alla famiglia di tifosi napoletani durante la festa scudetto a Varese

Una vendetta da parte delle frange estremiste della tifoseria azzurra, insomma, interrotta sul nascere. "Ci hanno fermato con bottigliate e sassate", avevano raccontato a VareseNews i due adulti che dopo la partita del Napoli si erano messi in macchina per partecipare ai caroselli con i bambini, ed erano stati presi di mira da un gruppo di tifosi avversari. "Erano almeno una ventina, vestiti di nero e con il volto coperto. Ci hanno fermato buttando sassi e pezzi di vetro sull’asfalto e sulle auto".

L'avvertimento dei tifosi del Varese: "Vietato festeggiare il Napoli"

Intanto una trentina tra gli ultrà del Napoli fermati ieri sera sono stati accompagnati in Questura per essere identificati: per loro, in tutto 27 persone, è stata avviata l'istruttoria per il Daspo.

Proseguono parallelamente le indagini della Digos di Varese su quanto accaduto la sera del 4 maggio nel capoluogo lombardo: oltre alla famiglia, infatti, sono stati presi di mira anche altri tifosi partenopei in giro per la città a festeggiare la conquista del terzo scudetto, tornato sotto il Vesuvio dopo ben 33 anni, e sono stati imbrattati i muri di alcune scuole con insulti nei confronti dei napoletani.

Azioni annunciate in realtà, dal momento che, nei giorni precedenti alla partita, sui social circolava un particolare annuncio diffuso da una parte della tifoseria del Varese:  "Varese tifa Varese, festeggiamenti di altre squadre non sono graditi. In particolare quelli del Napoli".

L'intervento del sindaco di Varese: "Qui tutti possono tifare la propria squadra"

Azioni che nei giorni scorsi avevano portato il sindaco di Varese Davide Galimberti a esporre una bandiera del Napoli fuori dal balcone del Comune. "A Varese tutti possono tifare la propria squadra. Supportare la propria squadra in tutti i modi pacifici, colorati, rumorosi, divertenti è una delle parti più belle dello sport e tutti devono sentirsi liberi di farlo, in ogni città e paese", le sue parole.

"Quanto accaduto a Varese, gli scontri e le scritte sui muri, è da condannare fermamente poiché si tratta davvero di qualcosa di inaccettabile", ha aggiunto poi. "Una ventina di persone non possono e non devono rovinare un momento di gioia sportiva. La nostra Varese, città di sport, tifa tutti gli sport, tutte le squadre e si complimenta e gioisce con chi ottiene vittorie importanti".

193 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views