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Sciopero dei taxi a Milano, le proteste “a sorpresa” e i disagi per i cittadini: cos’è successo

Nei giorni scorsi, la città di Milano è stata investita dalla protesta dei tassisti: decine di cittadini e turisti sono costretti a far fronte ai problemi scatenati proprio dallo stop. Alla base della protesta, l’articolo 10 del Ddl Concorrenza.
A cura di Ilaria Quattrone
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Nei giorni scorsi la città di Milano ha dovuto fare i conti con l'agitazione dei tassisti: per giorni infatti, in un clima di protesta che ha interessato tutta Italia, nel capoluogo meneghino si sono registrati disagi. Decine di cittadini e turisti sono stati costretti a far fronte ai problemi scatenati proprio dallo stop dei taxi. Lunghe code fuori dalla stazione Centrale di Milano e anche dagli aeroporti con passeggeri costretti ad aspettare per ore qualcuno che potesse riportarli a casa. Quello di questi giorni è stato un blocco che però potrebbe riprendere.

I motivi della protesta

I disagi alla popolazione sono stati causati dall'effetto sorpresa voluto da coloro che hanno aderito allo sciopero. Il servizio infatti non è mai stato interrotto in un orario preciso della giornata. Una scelta consapevole – che oltre a causare maggiori disguidi per i cittadini – ha raccolto l'attenzione sperata dai partecipanti. Alla base di questa protesta, c'era l'ormai famoso articolo 10 del DDL Concorrenza sull'adeguamento "dell'offerta di servizi alle forme di mobilità" che si svolgono attraverso applicazioni web che utilizzano "piattaforme tecnologiche per l'interconnessione dei passeggeri e dei conducenti".

L'incontro avvenuto ieri a Roma

Ieri, lunedì 27 giugno, si è svolto a Roma un incontro tra la delegazione dei tassisti e il viceministro dei Trasporti Teresa Bellanova: Lo stralcio dell'articolo 10 deve avvenire senza questione. Il Governo ne ha preso atto dicendo che in qualche maniera si può trovare una soluzione dopo un confronto con le altre forze politiche", hanno detto i delegati al termine dell'incontro. Ancora una volta, gli autisti hanno chiesto che venga stralciato questo articolo. Qualora ciò non dovesse avvenire, i sindacati minacciano uno sciopero generale che si svolgerà il 5 e il 6 luglio.

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