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Resta invalido dopo un intervento chirurgico: “Costretto a vendere i mobili per pagare l’assistenza sanitaria”

Un uomo di 61 anni della provincia di Pavia è stato costretto a vendere tutti i suoi beni, compreso il mobilio di casa, per far fronte alle spese di assistenza sanitaria di cui necessita da quando è rimasto invalido.
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Immagine di repertorio
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Un uomo di 61 anni residente nell'Oltrepò pavese, rimasto gravemente invalido in seguito a un intervento chirurgico con alcune complicazioni, è stato costretto perfino a vendere i mobili con cui aveva arredato la propria cara per poter pagare l'assistenza sanitaria di cui necessita. A raccontare la sua storia è proprio un'infermiera che ben lo conosce e che sa quanti sacrifici stia facendo per far fronte a questa situazione.

Il disastro della case di comunità

Il quotidiano locale La Provincia pavese ha realizzato un'inchiesta sul "disastro delle case di comunità" in Lombardia e, in particolare, nel territorio della Ats di loro competenza. Secondo quanto riportato ci sarebbe "un medico ogni 5mila pazienti fragili e un infermiere ogni 8mila". Questo vuol dire che è impossibile garantire anche un minimo di assistenza agli oltre 200mila malati cronici pavesi.

Per riuscire a dare quel minimo di servizio che era stato inizialmente previsto dalla riforma sanitaria promossa da Letizia Moratti, quando era ancora assossere al Welfare nella prima giunta guidata da Attilio Fontana, servirebbero almeno "un altro centinaio tra medici e infermieri", secondo il quotidiano.

Come Fanpage.it ha più volte dimostrato, quello delle case di comunità è un bluff in tutta la regione, ma è proprio dalla provincia di Pavia, più precisamente nell'ambito di competenza della casa di comunità dell'Oltrepò, che arriva una storia davvero drammatica.

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Costretto a vendere i mobili per pagare l'assistenza sanitaria

È proprio a causa della carenza di personale, che un uomo di 61 anni residente nella zona è stato costretto a pagare di tasca propria per avere l'assistenza sanitaria di cui necessita da quando è rimasto gravemente invalido, in seguito a un intervento chirurgico che ha avuto alcune complicazioni.

"Armando è il paziente tipo che noi infermieri delle case di comunità dobbiamo seguire. Non che tutti siano arrivati a dover vendere i mobili per curarsi, ma con questo intendo dire che sicuramente si tratta di persone fragili, problematiche, che non possiamo trascurare", dichiara a La Provincia un'infermiera che lo conosce bene e che vorrebbe poter fare di più per lui.

Il signor Armando (nome di fantasia che gli hanno dato) è infatti stato costretto a vendere tutti i suoi bene, perfino il mobilio di casa, per far fronte alle spese necessarie di assistenza sanitaria e domiciliare.

"Questo è solo uno dei casi che abbiamo in carico", spiega l'infermiera prima di concludere: "Servirebbero più infermieri, questo è sicuro". E questa è un'altra testimonianza di quanto i cittadini siano costretti a mettere mano al portafoglio per sopperire a una sanità che non funziona come dovrebbe, come la donna che ha dovuto pagare 490 per fare una risonanza magnetica urgente o Antonio che ha dovuto sborsare 500 euro per non aspettare due anni per una colonscopia.

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