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Regione Lombardia ha bruciato 7 milioni in mascherine mai consegnate per colpa della sua disorganizzazione

Il tribunale di Milano ha assolto due imprenditori che avrebbero dovuto ricoprire il ruolo di intermediario e fornitore di due milioni di mascherine (mai arrivate) durante la prima fase della pandemia di Covid-19 in Lombardia. L’inadempienza di quel contratto aveva spinto Regione a denunciare. Oggi il gup ha assolto i due e accusato Aria spa, la centrale acquisti di Regione, di avere avuto una “gestione disordinata”.
A cura di Ilaria Quattrone
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Regione Lombardia non sarebbe stata vittima di alcuna truffa internazionale sulle mascherine: a stabilirlo, secondo quanto riportato dal quotidiano "Il Corriere della Sera", è stato il giudice del tribunale di Milano Guido Salvini. I fatti risalgono al febbraio 2020 nel pieno della prima ondata di Covid-19.

Il 29 febbraio Aria Spa, la centrale acquisti di Regione, aveva denunciato di essere stata truffata su una fornitura di due milioni di mascherine Covid che sarebbero dovute arrivare il giorno successivo la richiesta, ma che poi non sarebbero mai state consegnate. Al riguardo, la controllata si sarebbe accordata con l'intermediaria italo-svizzera Vivendo Pharma.

La denuncia di Regione

Regione, in fase di denuncia, avrebbe raccontato che l'azienda avrebbe chiesto un pagamento anticipato di 7,2 milioni di euro salvo poi il giorno successivo – sempre sulla base di quanto raccontato da Regione agli inquirenti – "accampare scuse" sulla consegna del materiale che sarebbe rimasta in Turchia. E proprio per la denuncia di Aria, il pubblico ministero Luigi Luzi e il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli avevano disposto un sequestro da 7,2 milioni di euro.

La decisione del giudice ribalta completamente quanto ricostruito fino a questo momento. Ha infatti disposto il proscioglimento di Fabio Rosati, amministratore delegato del fornitore Fitolux Pro Sri, l'assoluzione in rito abbreviato di Alessandra Moglia, amministratrice di Vivendo Pharma perché "non sussiste la frode in pubbliche forniture" (la Procura aveva chiesto una condanna a un anno e otto mesi) e condannato Aria per la "gestione del tutto disordinata".

La sentenza del giudice

Per il giudice la centrale acquisti avrebbe voluto arrivare subito al pagamento così da poter annunciare alla conferenza stampa quotidiana di Regione di essere riuscita a "procurarsi le mascherine anche più velocemente della Protezione Civile". Non ci sarebbe infatti stato alcun contratto scritto, ma solo alcuni scambi telefonici e su Whatsapp.

La richiesta di Aria di avere le mascherine il giorno successivo era "sul piano fattuale palesemente assurda" considerato che in Turchia c'era sia "la festività musulmana del venerdì" che "l’introduzione proprio il 28 febbraio di una tassa governativa sull’esportazione di mascherine". Non risulterebbe poi in alcun modo, come riporta Corsera, che il fornitore Fitolux "abbia mai imposto il bonifico dell'intera somma" che invece sarebbe stato effettuato frettolosamente da Aria.

L'amministratore delegato, in realtà, avrebbe dato disposizioni alla sua banca "di restituire integralmente la somma alla Regione". Un'azione che non è stata portata a termine a causa del sequestro richiesto dai pubblici ministeri che è poi stato annullato il 9 marzo dal Tribunale del Riesame. Per il gup infine non ci sarebbe stata alcuna malafede da parte dell'amministratrice di Vivendo Pharma.

Avrebbe infatti cercato di "agevolare il buon esito dell’operazione in uno spirito di collaborazione in una situazione tanto importante per la collettività". Per il giudice Aria avrebbe ritenuto "concluso un contratto che non lo era, soprattutto non alle condizioni inattuabili della stessa Aria". Avrebbe inoltre effettuato in maniera frettolosa un bonifico e poi presentato, sempre precipitosamente, una segnalazione alla Procura.

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