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“Per una visita per sospetta artrite devo aspettare fino al 30 ottobre o pagare 200 euro”: la denuncia di Giorgia

Le analisi del sangue hanno evidenziato una sospetta artrite reumatoide. Intervistata da Fanpage.it, Giorgia spiega che il primo posto per una visita con il sistema sanitario nazionale sarebbe stato il 30 ottobre. Preoccupata per la sua salute, la 31enne ha deciso di pagare 200 euro per farla dopo due giorni nello stesso ospedale.
A cura di Enrico Spaccini
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Giorgia ha 31 anni e dalle ultime analisi del sangue è emerso che potrebbe avere l'artrite reumatoide. Si tratta di una malattia cronica che potrebbe peggiorare con il tempo. "Da quello che ho capito, in questi casi una diagnosi precoce aiuta molto a non far degenerare la malattia", ha raccontato a Fanpage.it, "ma quando ho chiamato per fissare una visita che confermasse quei risultati mi hanno detto che il primo posto libero sarebbe stato il 30 ottobre".

Per evitare di aspettare così a lungo, le è stato proposto di fare la stessa visita in intramoenia dietro un pagamento pari a 202 euro: "Ho la fortuna di essere aiutata dai miei genitori, quindi ho accettato di farla privatamente", ha spiegato Giorgia.

La visita da 202 euro in due giorni

Quella di Giorgia è l'ennesima storia che dimostra come in Lombardia sia possibile avere accesso ad analisi cliniche e visite medichi in tempi accettabili soltanto pagando: come la donna che ha dovuto pagare 490 per una risonanza magnetica o l'uomo che doveva aspettare 2 anni una colonscopia se non voleva pagare 500 euro o addirittura il bimbo di 7 anni che, pur accusando dolori all'addome da tempo, non ha trovato una visita a meno di 60 chilometri.

Il medico di base che le ha prescritto la visita le aveva consigliato di rivolgersi all'ospedale Gaetano Pini, nella zona sud-est di Milano. "Mi hanno detto essere specializzato in questa patologia", dice la 31enne che intende vederci chiaro sulla sospetta artrite reumatoide: "Mi premeva avere una visita che confermasse i risultati degli esami del sangue abbastanza presto".

Con i tempi del servizio sanitario nazionale anche Giorgia era consapevole che non avrebbe mai ottenuto un appuntamento entro un paio di giorni. Tuttavia, non poteva immaginarsi che il primo posto libero sarebbe stato solo il 30 ottobre. "Ho chiamato il numero verde della Regione e dando il numero dell'impegnativa la risposta è stata quella", continua la 31enne. Poi arriva la proposta: stessa visita, stesso ospedale, stessa equipe ma entro due giorni. L'unica differenza è il pagamento di 202 euro.

Un metodo che, in altri contesti, è anche finito sotto la lente di ingrandimento del Tribunale Amministrativo, da quando è stato denunciato che alcune centralisti di una clinica privata avrebbero ricevuto dei premi se riuscivano a dirottare i pazienti verso le visite a pagamento.

"Cinque anni fa i tempi d'attesa erano normali"

"Quello che mi ha stupito è che non ci fosse una via di mezzo, o tra cinque mesi con il pubblico o tra due giorni con il privato", ammette Giorgia che comunque ha accettato di pagare per fare la visita. Come ha sottolineato, lei ha la fortuna di avere una famiglia che la supporta, ma non tutti hanno le stesse possibilità: "Cinque anni fa sono stata sottoposta a un'altra operazione, non urgente, sempre a Milano", ricorda la 31enne, "era prima del Covid e l'ho fatta con tempi d'attesa assolutamente normali, forse è cambiato qualcosa in questi ultimi anni".

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