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Omofobia, al via la discussione sulla legge in Lombardia: “Fuori da Porta Venezia c’è un mondo di violenze”

Parte oggi la discussione del disegno di legge sull’omotransfobia in Regione Lombardia. Se verrà approvata, prevederà dei percorsi di sensibilizzazione nelle scuole e incentivi alle aziende. Già nove regioni in Italia la prevedono.
A cura di Francesca Del Boca
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È iniziato oggi il dibattito in Consiglio regionale per il progetto di legge contro le discriminazioni omotransfobiche in Lombardia ("Norme contro la discriminazione determinata dall’orientamento sessuale e identità di genere", a prima firma del consigliere M5S Simone Verni). La relatrice, fresca di nomina, sarà Viviana Beccalossi (Gruppo Misto ex Alleanza Nazionale, Popolo delle Libertà e Fratelli d'Italia). "Una dura e pura della destra. Ma confido che, al di là delle idee personali, si impegnerà per far sì che i lavori procedano", ha commentato a Fanpage.it il consigliere di +Europa/Radicali Michele Usuelli, che aveva chiesto la calendarizzazione del testo. In questo modo la Regione Lombardia raggiungerebbe le altre nove regioni che sono già dotate di una norma sul tema (Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Campania e Sicilia). "Questa legge ce la chiede l'Europa, ed è necessaria più che mai anche in una regione come la Lombardia. Fuori da Porta Venezia o dall'Arco della Pace c'è un mondo intero fatto di violenze e di discriminazioni quotidiane", è quanto ha dichiarato a Fanpage.it il primo firmatario Simone Verni.

Cosa cambierà in Lombardia?

Se sarà approvata, la legge avrà tante ripercussioni pratiche. Non solo percorsi di sensibilizzazione e informazione nelle scuole o promozione di eventi culturali che favoriscano l'apertura alle diverse realtà esistenziali caratterizzate da orientamento sessuale o identità di genere, ma anche specifici percorsi sanitari specializzati per le persone in transizione o vere e proprie azioni per favorire l'inserimento lavorativo di persone discriminate o a rischio di esclusione sociale, così come incentivi alle aziende che si adeguino agli standard internazionali sulla responsabilità sociale e la formazione del personale ispirata al rispetto di ogni orientamento. A sorvegliare il tutto, un coordinamento regionale che monitorerà l'efficacia e l'attuazione di queste misure.

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