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Massimo Riella arrestato in Montenegro, il padre: “Mio figlio un pazzo per non essersi costituito”

“Mio figlio doveva costituirsi. Cosa gli è venuto in mente di andare in Montenegro?”, così il padre dell’evaso ora arrestato Massimo Riella racconta gli ultimi giorni di latitanza del figlio.
A cura di Giorgia Venturini
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"Il Massimo è un pazzo colossale perché non si è consegnato. Glielo ho ripetuto tante volte. Ora ha peggiorato la sua situazione: cosa gli è saltato in mente di andare in Montenegro?". Così il padre di Massimo Riella, l'uomo evaso dallo scorso marzo e per mesi nascosto tra le montagne della Valsassina, commenta in una intervista al Corriere della Sera l'arresto del figlio in Montenegro. I due non si sentivano da almeno venti giorni: Riella era ancora nascosto tra le montagne del Lecchese e cercava riparo da una casa all'altra contando sull'omertà degli amici.

Qui tutti lo consideravano innocente, così come lui stesso si è sempre dichiarato davanti a inquirenti e investigatori: Massimo Riella era in carcere perché ritenuto responsabile di una rapina aggravata ai danni di una coppia di anziani lo scorso dicembre. Ad oggi sono in corso ancora le indagini: ad incastrarlo il suo dna trovato sul coltello utilizzato per la rapina "insieme però a quello di altri", ha sempre tenuto a precisare a Fanpage.it la figlia Silvia.

Anche il padre e i suoi legali hanno sottolineato che "Riella ha sempre pagato i suoi precedenti sbagli ammettendo la sua colpevolezza. Quindi è normale che ora tutti credono alla sua innocenza". Certo però è che Riella rischia una condanna fino a 3 anni per evasione: lo scorso marzo ha approfittato di un permesso premio per andare a pregare sulla tomba della madre ed è sfuggito agli agenti della polizia penitenziaria.

L'arresto in Montenegro e la richiesta di estradizione

Ora gli investigatori stanno procedendo con la perquisizione di alcune abitazioni e sentendo alcuni cittadini dell'Alto Lariano sospettati di aver protetto l'evaso. "La gente se lo passa di casa in casa, il mio Massimo non vaga nei boschi cacciando a mani nude", aveva fin da subito precisato il padre Domenico. Fino alla decisione di fuggire in Montenegro: a tradirlo sarebbe stato una chiamata intercettata dell'amante che cercava di procurargli dei documenti falsi. Poche ore dopo è scattato l'arresto e la richiesta di estradizione in Italia: "Ora infatti – come ha spiegato a Fanpage.it la sua avvocata Roberta Minotti – potrà lui stesso accettare subito il rientro in Italia oppure, se si opponesse, sarà il giudice del Paese in cui si trova ora a decidere". A maggio l'ultimo incontro tra l'avvocata e Riella: "L'ho incontrato qualche settimana fa perché voleva costituirsi. Era anche ferito. Aveva una importante ferita d'arma da fuoco sopra il petto: è vivo per miracolo".

Lo scontro nei boschi con la polizia penitenziaria

Riella nei mesi scorsi era rimasto ferito da "una guarda penitenziaria ha sparato contro Massimo", come ha denunciato il padre Domenico. L'incontro tra i tre era stato voluto dal padre che ha cercato di convincere il figlio a costituirsi. "A un certo punto l'agente ha fatto partire un colpo – spiega la figlia Silvia a Fanpage.it -. Mio nonno ha urlato e mio padre è scappato. Sarebbero allora partiti altri colpi che potrebbero averlo ferito. Anche se l'agente avrebbe detto di aver sparato in aria". Il padre Domenico si era presentato dai carabinieri e aveva denunciato il poliziotto. Ora anche questo episodio è oggetto di indagine: gli inquirenti dovranno chiarire tutti i passaggi di questa evasione.

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