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Legionella, morta durante la vacanza in Sardegna una 74enne di Lecco

La donna si trovava a Olbia dai primi di luglio. Poco dopo il suo arrivo i sintomi della legionella e il ricovero. Si indaga per ricostruire la genesi del contagio, e per capire se la pensionata abbia contratto il batterio prima di partire o durante la vacanza.
A cura di Francesca Del Boca
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Sono stati 18 giorni di agonia. Dopo, il suo cuore ha smesso di battere. È morta di legionella la pensionata lecchese Loredana Pini, 74 anni e un forte impegno sociale nella sua comunità cittadina, mentre si trovava in vacanza in Sardegna: era partita ai primi di luglio, insieme al marito e al nipotino. I figli Giorgio e Francesco sarebbero arrivati poco dopo, per trascorrere la stagione al mare tutti insieme. Ma la donna stava già molto male, piegata dai sintomi di una malattia devastante.

La vicenda

La famiglia aveva affittato un intero appartamento per il mese di luglio a Olbia, in Sardegna. È qui che Loredana ha iniziato a sentirsi male: febbre, capogiri, tosse, respiro corto. Subito il dubbio del Covid, subito messo a tacere dall'esito negativo del tampone molecolare.

Si trattava invece del batterio della legionella, che si può contrarre in acqua o per via aerea. Impossibile per il momento però stabilire le modalità del contagio, così come è difficile ricostruirne la genesi: difficile dire insomma se donna sia venuta a contatto con il virus prima di partire, a casa (e che dunque durante il viaggio in nave e sui mezzi sardi stesse incubando la malattia), oppure una volta giunta in Sardegna. Dove è stata ricoverata per quasi tre settimane, per spegnersi poi al 18esimo giorno.

Il turista di Cremona morto dopo le ferie a Ischia

Un caso molto simile a quello recentissimo del turista di Cremona, ucciso a 65 anni dalla legionella dopo una vacanza a Ischia: è sull'isola infatti che adesso si stanno concentrando le ricerche delle Ats Val Padana e dell'Asl Napoli 2 Nord. Intanto, è stato appurato che l'uomo non aveva contratto il batterio dai familiari, e neppure attraverso le tubature di casa. 

L'allarme legionella in Lombardia

È notizia di pochi giorni fa (venerdì 5 agosto) anche il ricovero di massa di cento giovani in gita a Bormio, durante un campo estivo sui monti della Valtellina: i sintomi, tra tosse e vomito, hanno fatto pensare subito a un piccolo focolaio di legionella. 

"I casi in Lombardia non sono pochi", aveva avvertito del resto Massimo Puoti, primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Niguarda a Milano. E aveva raccomandato attenzione a "tubature degli hotel, docce degli ospedali, aria condizionata dei centri commerciali", ovvero "ai luoghi dove c'è aerosolizzazione dell'acqua inquinata".

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