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Lamine, cresciuto in comunità, salva una famiglia dalle fiamme. “Sono riuscito a fare una cosa importante”

É successo a Vimodrone (Milano). Protagonista del gesto un venticinquenne originario del Senegal, arrivato in Italia su un gommone quando era ancora minorenne.
A cura di Francesca Del Boca
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Lamine Gaye (Facebook)
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Appena ha visto il fumo uscire dalle finestre del palazzo non ha avuto esitazioni. Lamine Gaye si è tolto in fretta gli abiti eleganti del lavoro ed è corso verso quel signore che urlava "Al fuoco!" dal secondo piano di un appartamento. É una mattina come tante, a Vimodrone (Milano), e Lamine fa l'addetto alla sicurezza in un supermercato della zona. Ha 25 anni ed è originario di un villaggio in Senegal: a soli 14 anni ha abbandonato la famiglia per cercare una vita migliore. Dal Mali al Burkina Faso e successivamente in Niger, fino a raggiungere la Libia. I suoi spostamenti sono durati circa tre anni e mezzo, rifugiandosi sotto ai camion da cui scaricava la merce per guadagnare qualche soldo. Dalla Libia, dopo una traversata in mare su un gommone, è sbarcato a Lampedusa e poi su fino a Milano. Qui viene affidato alla comunità Kayròs, che aiuta i giovani in difficoltà. I primi tempi non sono facili. "Facevo tanti sbagli, quando ero là, avevo un grandissimo vuoto dentro, è stato difficile entrare in una famiglia che non era la mia".

Lamine Gaye (Facebook)
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L'atto eroico

Giovedì mattina il ragazzo sta attraversando la piazza di Vimodrone insieme a un amico, diretto al lavoro, quando sente l'urlo disperato di un anziano, e nota un fumo strano. Senza esitazioni si fa strada tra i curiosi assiepati sotto il palazzo, scavalca il cancello e si arrampica fino al secondo piano, dove già le fiamme iniziano a farsi sempre più feroci. "Sono entrato, ho subito chiesto se c’erano bambini o donne incinte. C’erano invece due anziani, un ragazzino e il signore che si sbracciava dalla finestra, con un cane", racconta Lamine al Corriere della Sera. "Mi è venuto in mente che il pericolo era anche il gas, chiedevo dove è il quadro per spegnerlo ma erano nel panico e non riuscivano a dirmelo, così ho girato per la casa in fiamme fino a che non l’ho trovato". Getta fuori dalla finestra delle tende, e con un estintore cerca di sedare il fuoco in attesa dell'arrivo dei pompieri. Poi ha cerca una scala e aiuta gli abitanti della casa a scendere. «Li tenevo abbracciati come fossero i miei nonni».

La telefonata

Una volta placate le fiamme, il pensiero va immediatamente a lei. Alla sua educatrice in comunità, Giusi Re, che l'ha sostenuto anche nei momenti più bui. "Giusi, arrabbiandosi molto, mi parlava sempre. Anzi, ogni arrabbiatura era occasione per parlarmi di più. E questo, alla lunga, è servito". Così le manda un vocale. "Volevo dirlo a te che sei un po’ la mia mamma: oggi sono riuscito a fare una cosa importante". Nei giorni successivi ha ricevuto i ringraziamenti dei cittadini e del sindaco di Vimodrone. "In Italia è la prima volta che mi ringraziano", ha commentato. Fiero del proprio gesto, senza sentirsi un eroe. "Ho fatto solo il mio dovere". E senza paura. "In Senegal, quando scoppiava un incendio, era peggio. Le case sono di paglia e attaccate le une alle altre, in un attimo il fuoco si propaga. Noi ragazzini dovevamo correre fino al pozzo per prendere l’acqua".

Il Comune di Vimodrone ringrazia pubblicamente Lamine Gaye (Facebook)
Il Comune di Vimodrone ringrazia pubblicamente Lamine Gaye (Facebook)
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