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Stefania Rota morta a Mapello

Il cugino di Stefania Rota si rifiuta di spiegare come l’ha uccisa e fa scena muta davanti ai magistrati

Il cugino di Stefania Rota, Ivano Perico, si è rifiutato di rispondere alle domande dei magistrati e di spiegare come e perché l’abbia uccisa.
A cura di Ilaria Quattrone
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Si è avvalso della facoltà di non rispondere: Ivano Perico, l'uomo di 62 anni accusato di aver ucciso la cugina di secondo grado Stefania Rota, non ha risposto alle domande degli inquirenti e, di conseguenza, non ha fornito alcun elemento per capire come e perché sia stata uccisa la 62enne. La donna è stata trovata morta il 21 aprile scorso in casa sua a Mapello (Bergamo). Rota è però stata uccisa l'11 febbraio scorso: due mesi prima il suo ritrovamento.

L'uomo ha confessato l'omicidio, ma non il movente

L'interrogatorio si è svolto nella mattinata di oggi, martedì 16 maggio, davanti al giudice per le indagini preliminari Massimiliano Magliacani. Sul caso indaga la pubblico ministero Letizia Ruggeri. Nei giorni scorsi, Perico ha confessato di aver ucciso la cugina. L'uomo è stato arrestato sabato scorso.

Come è stato incastrato

A incastrarlo sono state le ultime due chiamate alla cugina nel giorno del delitto, le false notizie date alle amiche che avevano provato a cercarla (aveva raccontato che fosse andata in Liguria) e gli spostamenti dell'auto della donna.

Il Gps della vettura avrebbe infatti tracciato percorsi sovrapponibili alle celle telefoniche del cellulare dell'uomo. Inoltre, quest'ultimo, nonostante la frequentasse assiduamente, aveva smesso di cercarla da un giorno all'altro. I due avevano un legame molto stretto: andavano spesso a fare passeggiate in montagna e si sentivano al telefono quotidianamente.

Un altro elemento che potrebbe aver portato all'arresto è dato dal diario della donna: "Attenta, Ste, a Ivano. Ma questo già lo sai" avrebbe scritto Rota senza specificare il motivo di questo allarme. Quando è stato trovato il corpo della donna, gli inquirenti avevano pensato che si trattasse di un malore: a farli insospettire il mancato ritrovamento delle chiavi di casa (la porta era stata chiusa a chiave), del cellulare, della borsa e dell'automobile ritrovata alcuni giorni dopo.

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