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I genitori di Marco, ucciso a 7 anni in un incidente: “Dopo 4 anni non abbiamo giustizia”

I genitori di Marco Castelli, il bimbo di 7 anni morto in un incidente stradale in Sicilia, chiedono giustizia: A distanza di quattro anni si sono susseguiti una serie innumerevole di rinvii per le più disparate ragioni o richieste di legittimi impedimenti” che hanno impedito l’inizio del processo.
A cura di Ilaria Quattrone
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Sono trascorsi quattro anni dalla morte di Marco Castelli, il bimbo di sette anni vittima di un incidente stradale verificatosi in Sicilia. Quattro anni durante i quali i genitori del piccolo, Gualtiero e Antonella, chiedono a gran voce giustizia: "Non è possibile che dopo oltre due anni e mezzo dalla prima richiesta di rinvio a giudizio, il tribunale di Sciacca non sia riuscito a decidere sul punto. A distanza di quattro anni – proseguono – si sono susseguiti una serie innumerevole di rinvii per le più disparate ragioni o richieste di legittimi impedimenti".

La dinamica dell'incidente

La morte di Marco risale al 2018: a luglio mamma Antonella e il piccolo erano partiti da Turate (Como) alla volta di Partanna, comune in provincia di Trapani. Il 14 agosto papà Gualtiero li aveva raggiunti e il giorno successivo la famigliola aveva deciso di trascorrere qualche giorno a Menfi. Dopo una giornata di mare, attorno alle 18, i tre decidono di rimettersi in viaggio e tornare a casa. Proprio sulla strada provinciale che collega Menfi a Sciacca, un'auto – che non aveva rispettato lo stop – travolge il veicolo dei Castelli.

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L'abitacolo perforato da un tubo

Nonostante il piccolo si trovasse sul seggiolino e con la cintura di sicurezza allacciata, per lui non c'è nulla da fare: a causa dell'impatto violento, l'auto di Gualtiero finisce contro le barriere a lato strada e un tubo entra nell'abitacolo colpendo a morte il bimbo.

Dopo l'incidente sono state aperte le indagini: la scarsa manutenzione della strada, la segnaletica carente e la mancata precedenza sono elementi che avrebbero causato il decesso del piccolo. In totale sono state iscritte sei persone nel registro degli indagati: il conducente dell'auto, tre funzionari del Comune e due della Provincia che è proprietaria della strada.

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Il procedimento diviso in due filoni

I ritardi nell'inizio del processo sono stati causati da vari elementi: la perizia finale depositata un anno dopo l'incidente, la richiesta di archiviazione nei confronti di quattro funzionari (alla quale la famiglia si è opposta) e i rinvii legati al Covid. Nelle scorse udienze inoltre si è optato per dividere il procedimento in due filoni: uno a carico dell'autista – che ha scelto il rito abbreviato – e un altro a carico degli altri quattro che hanno scelto il processo ordinario: "Questa decisione avrebbe consentito di portare avanti separatamente i due processi, ma non è stato così", spiegano ancora i coniugi.

Ancora un rinvio

I genitori hanno poi raccontato quanto accaduto durante l'ultima udienza: sarebbe infatti dovuta iniziare la fase dibattimentale per il processo nei confronti del conducente e si sarebbe dovuta esaminare la richiesta di rinvio a giudizio per gli altri imputati. Nel primo caso però "è stata nuovamente presentata – affermano i genitori –  una richiesta di rinvio per legittimo impedimento", nel secondo "al posto di procedere con il rinvio a giudizio dei restanti indagati si è deciso di ancora una volta di rinviare l’udienza".

La prossima udienza sarà il 22 settembre

Il prossimo 22 settembre se ne svolgerà un'altra: "Non osiamo augurare quello che è successo a noi, ma a volte un dolore come il nostro merita di essere provato per poter rispettare una vicenda così tragica da parte di tutti e in particolare da parte del Giudice del Tribunale di Sciacca su cui, come istituzione, ci siamo affidati", conclude la coppia che ha promesso di portare avanti la loro battaglia finché "ognuno si prenda le proprie responsabilità e chieda almeno scusa per quanto successo e sta succedendo".

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