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Gli attivisti di Ultima Generazione hanno bloccato la strada in Piazza Cinque Giornate a Milano

Gli attivisti di Ultima Generazione hanno bloccato la strada in piazza Cinque Giornate a Milano.
A cura di Ilaria Quattrone
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Gli attivisti di Ultima Generazione hanno bloccato la strada in Piazza Cinque Giornate a Milano. Il movimento ha dato vita a una nuova protesta non violenta per chiedere al Governo di interrompere la riapertura delle centrali a carbone, eliminare il progetto di nuove trivellazioni per cercare ed estrarre il gas naturale e aumentare l'uso di energia rinnovabile. Gli agenti della Questura hanno poi rimosso il blocco e il traffico è stato ripristinato.

Tra gli attivisti c’è Martina, una maestra elementare di 24 anni che ha pianto perché ha raccontato di aver paura per la sua famiglia e per i bambini a cui insegna.

Non è la prima volta che Ultima Generazione attua un blocco stradale. Questo tipo di protesta non violenta è stata già utilizzata in altre città, tra le quali Roma. Gli attivisti sono noti alle cronache anche per avere buttato vernice sulle mura del Teatro alla Scala di Milano e a Palazzo Madama, sede del Senato. Ancora quando si sono incollati al vetro della Primavera di Botticelli al Palazzo degli Uffizi.

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Il procedimento a carico di Simone Ficicchia

Tra gli attivisti che ha partecipato a tutte queste manifestazioni, c'è Simone Ficicchia. Il ventenne, due giorni fa, si è presentato in tribunale a Milano. Il ragazzo ha rischiato misure restrittive di sorveglianza speciale proprio a causa delle proteste a cui ha partecipato. Il giudice prenderà una decisione tra trenta giorni.

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"Di fronte a un governo inadempiente sugli accordi internazionali sul clima e aziende che continuano a investire sui combustibili fossili un cittadino comune – ha detto il ragazzo – non può fare altro che opporsi con tutti i mezzi a queste violazioni. L'ho fatto insieme ad altre persone, in maniera non violenta proprio perché sono terrorizzato dalla violenza dei prossimi anni se non facciamo nulla per il clima".

Gli altri attivisti, dopo il presidio fuori dal Tribunale, si sono presentati in Questura per autodenunciarsi esprimendo così la loro solidarietà a Ficicchia.

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