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Francesca, presa a calci in volto dal ladro in centro a Milano: “Ho solo fatto il mio dovere, non mi piego davanti a chi si comporta male”

Francesca Mattiucci, responsabile di un negozio in corso Buenos Aires, è stata picchiata selvaggiamente dal ladro che aveva sorpreso nel tentativo di rubare. Calci al volto e alla testa davanti a tutti, per strada, alle 10.30 di mattina. “L’aggressore aveva precedenti, perché era libero?”. Adesso la lunga riabilitazione. Grazie all’amore del fidanzato. “Mi fa sentire bellissima”
A cura di Francesca Del Boca
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Il volto di Francesca oggi
Il volto di Francesca oggi

"Va un po' meglio rispetto a qualche giorno fa, ma sto ancora tanto male. Per colpa del trauma cranico ho emicranie fortissime, al punto da vomitare. Non riesco a dormire per più di un paio d'ore di fila e allo stesso tempo mi sento sempre fiacca, come sul punto di chiudere gli occhi". Con Fanpage.it parla da casa sua Francesca Mattiucci, dove dovrà stare per un altro mese ancora dopo la prognosi dell'ospedale. Trauma cranico, commozione cerebrale e fratture multiple sul volto, dal naso agli zigomi: queste sono le conseguenze dell'aggressione selvaggia che Francesca, responsabile di un famoso negozio di sneakers in corso Buenos Aires a Milano, ha subito da un cliente che aveva sorpreso a rubare. "Prendo tanti farmaci fortissimi per far sgonfiare la faccia e far venire via gli ematomi. Sarà un percorso lungo, quello della guarigione. É quello psicologico, però, che mi spaventa. Il ritorno alla vita normale mi fa paura. Dopo quel giorno è cambiato tutto".

Cos'è successo, quel sabato?

Era un sabato mattina qualunque, intorno alle 10. Avevamo aperto da poco il negozio, c'era il sole, faceva molto caldo. Dopo poco entra questo ragazzo, all'apparenza normale. Per intenderci, non era il classico sbandato o drogato come ne capitano spesso. Nonostante questo, io e miei colleghi notiamo qualcosa di strano: il suo atteggiamento non ci convince, è circospetto, è prepotente. Lo controlliamo a vista, come facciamo in questi casi. "É perché sono nero?", aggredisce una mia collega. Figurati, proprio lei che ha il fidanzato di colore… era chiaro che volesse rubare, e volesse agire indisturbato. Tant'è che si chiude in camerino con un sacco di capi, ignorando la mia collega che gli aveva espressamente detto di entrare solo con un capo: è la politica del negozio.

E poi?

E poi la collega mi chiama al camerino: Franci, c'è qualcosa che non va. Infatti, quando scosto la tendina, lo becco in flagrante mentre sta cercando di tagliare via la placca anti taccheggio da un paio di pantaloni. "Cosa stai facendo?", gli dico, e corro al telefono a chiamare la polizia. Mi è venuto d'istinto. Visto che ho un carattere forte e in questi casi tendo ad affrontare di petto la situazione, ho seguito il consiglio che un poliziotto mi aveva dato l'ultima volta che ho beccato un ladro: chiama direttamente noi, non metterti in mezzo. Non sai mai chi ti trovi davanti, e come può reagire. Così ho fatto.

Il ladro intanto, che faceva?

Appena l'ho scoperto ha cambiato faccia. Aveva gli occhi da pazzo, stravolti dalla rabbia e dalla follia. Prima ha dato di matto e ha cercato di colpirmi con una scala, fermato da uno dei miei ragazzi. Quando mi sono diretta verso l'ingresso per telefonare, ha preso la rincorsa e mi ha colpita. Lì mi ha aggredita selvaggiamente.

Cosa ricordi di quel momento?

Mi ha travolto con il suo peso, e sono finita in strada. Ho battuto la testa sul marciapiede e appena sono caduta lui ha iniziato a sferrarmi dei calci fortissimi in faccia. Al primo sono quasi svenuta, ricordo poco. Solo un gran caldo al volto, e che non mi sentivo più le gambe. Non riuscivo a muovermi, non riuscivo a piangere. L'asfalto bollente. Intorno a me tanta, tantissima gente. Poi buio, e dolore.

Perché nessuno è intervenuto?

Davvero sono stati attimi, una furia scaricata nel giro di pochi secondi. Il mio fidanzato, che proprio in quel momento era venuto a salutarmi fuori dal negozio, si è subito lanciato all'inseguimento del ladro. L'aveva anche preso, ma lui si è divincolato.

Ed è riuscito a fuggire?

Non per molto, l'hanno arrestato dopo poco e adesso è ancora dentro. Ho saputo dalla polizia che aveva già precedenti gravi (aggressione, furto, stupro, ndr). Mi chiedo allora: perché uno così era a piede libero?

Qualche giorno dopo l'aggressione, hai pubblicato un post su Instagram in cui hai mostrato il tuo volto tumefatto.

Sono sempre stata attentissima all'estetica, sui social ho sempre pubblicato immagini perfette. Non pensavo avrei mai postato una foto del mio volto massacrato, con lividi e ossa rotte. Eppure farlo mi ha aiutata tanto. Ho capito che non devo essere io a nascondermi e ad avere vergogna, ma chi mi ha fatto questo. Condividere, parlare apertamente del male che mi è stato fatto ha dato sollievo a me e inaspettatamente anche ad altre persone: mi hanno scritto in tantissimi.

Cosa ti hanno scritto?

Sono tutte donne, vittime della violenza e della prepotenza degli uomini, che siano sconosciuti o conosciuti. C'è un problema evidente in merito. Aggravato dal fatto che, nonostante queste brutte storie siano sempre piene zeppe di segnali di pericolo, nessuno fa mai niente per evitare che accadano. Sono tragedie annunciate. Nel mio caso questa persona aveva precedenti proprio per furto e aggressione, negli altri casi le denunce e le grida di allarme restano quasi sempre inascoltati. Non credo più nella giustizia, mi dispiace.

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Hai scritto anche, sul tuo post, che un grande aiuto in questo percorso te lo danno gli affetti che ti circondano.

La vita è un attimo, può cambiare da un momento all'altro. E l'amore è l'unica cosa che si salva. Tra tutti è il mio fidanzato quello che mi sta più vicino, non mi molla mai. Visto che riesco a dormire solo un paio d'ore alla volta, mette apposta la sveglia anche lui per farmi chiacchierare e distrarre quando mi sveglio. E mi fa sentire bellissima ogni mattina, nonostante le mie sembianze. Fino a poco tempo fa non riuscivo a uscire di casa neanche per le visite di controllo in ospedale.

Hai ricevuto solo messaggi di incoraggiamento o anche altri commenti?

Mi hanno detto: tutto questo per un paio di pantaloncini… potevi limitarti a cacciarlo via dal negozio senza bisogno di chiamare la polizia, potevi tirarti fuori dai guai. Questa omertà mi lascia senza parole. Io mio fatto il mio dovere, e lui non doveva farla franca. Non voglio piegarmi davanti a chi si comporta male. Quindi sì, nonostante tutto questo dolore, se potessi rivivere la scena mi comporterei esattamente come mi sono comportata quel giorno.

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