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Elisa, costretta a prostituirsi a 18 anni: “Oggi è tutto diverso, grazie alla mia bambina”

Elisa arriva in Italia dall’Albania per sfuggire a una situazione familiare difficile e con la promessa di trovare un lavoro, ma il sogno diventa subito incubo: a 18 anni è costretta a prostituirsi e si trova completamente sola. Poi il coraggio, la fatica e il riscatto.
A cura di Chiara Daffini
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Elisa e la sua bambina, che oggi ha tre anni
Elisa e la sua bambina, che oggi ha tre anni

"Non ho avuto un'infanzia e un'adolescenza facile", dice subito Elisa, 28 anni, a Fanpage.it. La incontriamo in un parco nel centro di un paesino del Lodigiano, dove oggi vive con la sua bambina. Qui ci racconta il suo passato doloroso.

"Mio padre – dice – beveva molto e quando tornava a casa la sera picchiava mia madre davanti a me. Ci stavo male, così a 15 anni sono scappata di casa e sono stata messa in una comunità nel mio Paese, l'Albania".

Raggiunta la maggiore età, Elisa viene attratta dalla promessa di un amico: "Mi disse che aveva un cugino in Italia e che avrebbe potuto aiutarmi a trovare un lavoro lì. Avevo seguito un corso da parrucchiera e speravo di svolgere quella professione".

"Costretta a prostituirmi"

"Il cugino del mio amico venne a prendermi in aeroporto – ricorda Elisa -, mi portò nella casa che condivideva con un'altra ragazza, dove rimasi qualche giorno in attesa dei documenti, ma passata una settimana mi disse che non era così facile ottenerli né avere un lavoro".

"Nel frattempo – continua – mi propose di guadagnare soldi prostituendomi. Non volevo farlo, ma lui mi minacciava, avevo appena 18 anni ed ero completamente sola".

Inizia l'inferno: "Durante il giorno stavo a casa, la sera lavoravo finché c'erano clienti, trovavo persone di ogni tipo: vecchi, giovani, puliti, sporchi, sposati, violenti…".

"Una volta – continua – mi picchiarono fino a farmi perdere i sensi, lo fecero per derubarmi e perché mi ero messa ad attendere i clienti nel posto ‘sbagliato'. Mi risvegliai in ospedale senza ricordare chi fosse stato. Ero anche incinta".

"Il bambino – dice ancora – non lo persi, ma fui costretta ad abortire, perché era dell'uomo che mi aveva messa sulla strada. Lui mi prometteva che sarebbe stato per poco tempo, ma l'incubo non finiva mai".

"Non mi interessava più vivere"

Dopo due mesi dal suo arrivo in Italia Elisa riesce a ottenere i documenti, ma questo non le consente di liberarsi. "Avevo paura di quello che avrebbe potuto farmi quell'uomo e di italiano conoscevo solo le due o tre frasi da dire ai clienti che lui mi aveva insegnato".

Insieme alla paura c'è la vergogna: "Mentre camminavo per strada mi sembrava che tutti sapessero quello che facevo, avevo perso la dignità e anche la voglia di vivere", racconta Elisa a Fanpage.it

Passano quattro anni. "A un certo punto mi sono detta che non importava se mi avesse ammazzata, non mi interessava più niente, tanto valeva provare a liberarmi, così gli chiusi la porta di casa. L'affitto era intestato a me perché ero l'unica ad avere i documenti".

"Gli dissi che se non mi avesse lasciata in pace avrei chiamato i carabinieri, ebbe paura, visto che non era in regola, e se ne andò".

Ancora un uomo "padre-padrone"

La vita da "libera" non è facile. "Ero sola – ricorda Elisa -, non sapevo come muovermi e non avevo un lavoro. Poi ho incontrato quello che sarebbe diventato il papà di mia figlia".

Ma la relazione non va per niente bene. "Si comportava da ‘padre-padrone', mi teneva chiusa in casa e mi picchiava, anche con la bambina in braccio. A un certo punto ho dovuto denunciarlo".

In seguito alla denuncia per maltrattamenti, Elisa viene accolta in una casa protetta per donne vittime di violenza e lì inizia davvero la sua nuova vita. "Ho fatto il mio percorso di presa di coscienza, ho frequentato corsi di lingue e imparato ad affrontare la quotidianità".

"Ora sono fiera di me"

"Adesso è tutto diverso – dice Elisa con orgoglio -, ho un lavoro, una casa e la mia bellissima bambina, che oggi ha tre anni. Sono fiera di me".

"Certo – continua -, non ho mille euro ogni sera, ma quando arriva lo stipendio sono felice e soprattutto sono contenta del mio stile di vita, di essermi liberata da una condizione che toglie alla donna ogni dignità".

Elisa, nella grande sfortuna, è stata più fortunata di altre donne costrette alla prostituzione, ma vuole lanciare loro un messaggio: "A chi si trova nella situazione in cui ero io qualche anno fa – conclude – consiglio di non aver paura di denunciare, anche se è molto difficile: ne vale la pena, ci sono tante persone pronte ad aiutare e soprattutto c'è una vita che merita di essere vissuta".

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