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Diffuse la bufala su Fedez e J-Ax “arrestati per droga”: per il giudice l’autore deve andare a processo

Per il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Milano l’autore della bufala su Fedez e J-Ax arrestati per droga deve andare a processo.
A cura di Ilaria Quattrone
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Aveva diffuso la notizia che i due noti rapper Fedez e J-Ax fossero stati arrestati con 28 grammi di cocaina in auto: nonostante la gravità delle sue parole, la Procura di Milano aveva chiesto l'archiviazione per l'autore della bufala. Ieri, martedì 15 novembre 2022, il giudice di Milano ha imposto di portarlo a processo per diffamazione aggravata a mezzo stampa.

La bufala online

L'episodio risale all'8 aprile 2017: sul sito rollingstone.live apparve la notizia "Fedez e J-Ax arrestati con 28 grammi di cocaina nella macchina". Lungo il testo veniva riportato che i due avevano imboccato contromano via Montenapoleone ed erano stati fermati dai carabinieri. Una volta perquisita l'auto, sempre secondo quanto riportato dall'autore della fake news, i militari avrebbero trovato cocaina.

Addirittura era stato riportato il particolare di un passante avrebbe sentito dire ai due cantanti che la droga non era la loro. I due artisti, che erano stati travolti da messaggi e insulti, furono costretti a fare una smentita ufficiale e poi querelare l'autore per diffamazione.

La richiesta di archiviazione della Procura

La Procura aveva chiesto l'archiviazione sostenendo che, anche se il reato era oggettivamente configurabile, l'indagato non sarebbe stato punibile perché aveva esercitato il diritto di fare "controinformazione": e cioè una "spettacolarizzazione del pettegolezzo" che gli inquirenti sostengono caratterizzi l'ambito delle "notizie dedicate al cosiddetto gossip".

Inoltre l'autore – noto come il re delle bufale – non sarebbe, secondo gli inquirenti, credibile perché aveva già firmato numerose fake news. Gli avvocati di Fedez, Gabriele Minniti e Andrea Pietrolucci, si erano opposti all'archiviazione. E anche il giudice ha imposto che l'uomo vada a processo.

Per il giudice deve andare a processo

Ha infatti scritto nell'ordinanza inviata alla Procura che la pubblicazione su Internet di bufale, soprattutto se danneggiano la reputazione di altri, non può essere considerato un diritto specie se si addossano reati. Renderla poi credibile, non solo impedisce il riconoscimento della falsità della notizia, ma accresce il danno alla reputazione dei due personaggi.

Per il giudice non si può parlare nemmeno di controinformazione perché, in questo caso specifico, non si è trattato nemmeno di una replica a una qualche informazione fatta sulla rete.

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