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David Gentili, candidato Pd in Lombardia: “Fontana non parla di mafia, così le Olimpiadi sono a rischio”

David Gentili, membro del Comitato antimafia del Comune di Milano, è tra i candidati che sosterranno Pierfrancesco Majorino alle elezioni Regionali: a Fanpage.it spiega cosa manca in Lombardia nella battaglia alla mafia.
A cura di Giorgia Venturini
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Tra i candidati che sosterranno Pierfrancesco Majorino alle elezioni Regionali ci sarà anche David Gentili, membro del Comitato antimafia del Comune di Milano. Da anni Gentili si occupa di antimafia sul territorio esponendo contro politici e imprenditori vicini alla criminalità organizzata. Ma cosa manca in Lombardia nel battaglia alla mafia? Perché lui è tra i pochi candidati che parla dell'argomento anche quando lo Stato non è protagonista di grandi operazioni antimafia? A Fanpage.it spiega cosa servirebbe alla Lombardia per diventare una regione più sicura.

Regione Lombardia ha da poco approvato la nuova legge antimafia. Cosa ne pensa? 

Nella nuova legge antimafia di Regione Lombardia manca la parola "riciclaggio". E questo, anche dal punto di vista culturale, non è normale. In Regione c'è l'ufficio al contrasto al riciclaggio, ma non sappiamo se funzioni e quante segnalazioni abbia fatto e ricevuto negli anni. Sappiamo che le Aziende Sanitarie Lombarde non hanno mai fatto segnalazioni. Eppure si dovrebbe incoraggiare aziende e cittadini a segnalare operazioni sospette. Questo è veramente la dimostrazione che Regione Lombardia nel contrasto alle mafie non ha avuto piena attenzione.

La Lombardia ha gli strumenti per registrare eventuali segnalazioni?

Non so che strumenti ci siano. E il fatto che persone come me, che lavorano su questi argomenti non lo sappiamo, è segno che manca una corretta informazione. In Comune ogni volta che arriva una segnalazione ci vantiamo perché vuol dire che stiamo facendo un buon lavoro. Come mai la Regione non si vanta? C'è ancora l'idea che parlare di auto-riciclaggio in un'azienda lombarda vuol dire danneggiare l'immagine dell'azienda stessa?

Eppure nella nuova legge antimafia si parla di truffa agli anziani e non di contrasto al riciclaggio. Sul tema non so quanto sia stato fatto, ma per me molto poco. Non c'è nessun dato che dimostri il contrario, oppure nessun dato è stato reso pubblico.

Mancano tre anni alle Olimpiadi Milano Cortina 2026, eppure non c'è ancora un protocollo antimafia che impedisca l'infiltrazione della criminalità organizzata negli appalti. Perché?

Che non ci sia ancora un protocollo antimafia è grave. Durante le sedute della Commissione consiliare Antimafia del Comune di Milano lo abbiamo più volte proposto. Al momento a un protocollo ci sta lavorando l'assessorato all'Urbanistica, ma non entra nel merito specifico delle Olimpiadi. Si tratta di un documento che interviene a regolare gli appalti tra privati.

Il problema delle Olimpiadi è che spesso non sono opere pubbliche ma i lavori sono all'interno di convenzioni fatte con il privato. Certo è che sul tema protocollo siamo in ritardo: i lavori sono già stati avviati e la maggior parte degli appalti sono stati assegnati.

Uno strumento utile potrebbe essere il protocollo studiato e siglato da Assimpredil che prevede di chiedere la certificazione antimafia ai privati che vogliono assegnare i lavori ad altre aziende. Questo protocollo può avere delle garanzie.

Stipulare un protocollo antimafia per le Olimpiadi a chi spetta? Al Comune o alle Regioni?

A tutti e due, ma in Regione non se ne parla. Non ricordo di una seduta della Commissione Antimafia che si sia occupata delle Olimpiadi. La Commissione in Comune invece ha fatti diversi interventi. Quello che sembra è che da Regione Lombardia e Veneto non ci sia mai stata la volontà di fare un protocollo ad hoc.

In campagna elettorale i candidati parlano poco di mafia. A meno che non succedono fatti rilevanti come l'arresto di Matteo Messina Denaro. Perché è un argomento che allontana gli elettori?

È ormai noto che quando si parla di mafia o di contrasto al riciclaggio i cittadini rimangano un po' perplessi. Eppure è un tema che le aziende dovrebbero fare loro, perché la lotta al riciclaggio vuol dire tutelare le aziende sane.

Parlare di mafia nei dibattiti non suscita attenzione ma freddezza: è un tema che dovrebbe essere trattato con più scioltezza e dimistichezza.

Lei sostiene che Majorino parla di mafia nei suoi dibatti, Fontana e Moratti invece?

Fontana non l'ho mai sentito parlare di mafia: è chiaro che forse è un tema che non affronta volentieri. Lo stesso la Moratti.

Se venisse eletto il suo partito, cosa cambierebbe?

Qualcosa nella Commissione antimafia. Non ho mai capito infatti perché la presidenza venga assegnata sempre all'opposizione. Eppure la responsabilità del contrasto alla mafia deve essere una questione della maggioranza. Non si tratta di una Commissione d'inchiesta che è giusto vada alla minoranza.

La lotta alla mafia anche Fontana invece l'ha consegnata all'opposizione, sembra come se non gli interessi. Fin dall'inizio della legislatura è un tema su cui loro hanno avuta poca attenzione e non so il perché. Forse perché non si sentono adatti e adeguati.

Cosa altro migliorerebbe? 

Farei funzionare per davvero il fondo istituito per venire incontro alle vittime di usura. Ad oggi risultano zero richieste per questo fondo, cosa molto strana dal momento che i magistrati, le associazioni di categoria, le istituzioni, regolarmente dichiarano che sia un fenomeno carsico. C'è qualcosa dunque che non funziona.

C'è carenza di informazione. Bisogna rifinanziare gli sportelli di ascolto delle vittime in giro per la Lombardia. Ci sono tanti Comuni scoperti e le vittime non sanno mai a chi rivolgersi.

In Lombardia ci sono tanti beni confiscati alla criminalità organizzata, sono gestiti bene? 

Si potrebbe fare molto di più. I beni sono gestiti spesso da associazioni o da piccoli Comuni che anche economicamente fanno molta fatica. Regione Lombardia dovrebbe dare loro sostegno, affiancarli, prenderseli direttamente in carico. E puntare sulla redittività dei beni: i comuni non sanno o fanno fatica a gestire i beni in modo da ricevere un canone annuo, convenzionandoli con enti privati, destinando le risorse ad attività sociali.

Lei ha sempre reso pubblica la sua opinione anche andando contro persone secondo lei vicine alla criminalità organizzata. Le conseguenze sono le querele. Si è mai sentito solo?

Solo mai. Ho sempre scritto confrontandomi e condividendo le battaglie con altri. Più volte mi hanno intimato di rimuovere i post. Mi hanno querelato. Recentemente ne ho ricevuta un'altra per un post in cui indicavo i locali a Milano in cui non entro nel dettaglio.

Mi rendo conto che le querele spaventano e non bisogna assolutamente affrontarle nel silenzio, da soli. Il caso si Sara Manisera è importante. Il movimento di persone e associazioni che si è mosso al suo fianco, l'ordine stesso dei giornalisti lombardi, hanno rotto questo isolamento. Ne hanno fatto un "caso" pubblico. Bisognerebbe farlo più spesso. Ricordiamoci: la mafia uccide, il silenzio pure.

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