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Dalla Chiesa: “Tutti elogiano Falcone, ma in pochi portano avanti la sua missione” 

“Spesso l’elogio di Falcone e Borsellino arriva anche da parte di chi poi la legalità richiesta e voluta dai due giudici non la rispetta”. Il professore Nando dalla Chiesa spiega a Fanpage.it come il 23 maggio sia diventato in alcune città una passerella politica. “A Milano fortunatamente negli altri giorni dell’anno sia a livello istituzionale che a livello associativo si porta avanti l’impegno della lotta alla mafia”.
A cura di Giorgia Venturini
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Da 30 anni l'Italia ogni 23 maggio ricorda la strage di Capaci e il coraggio del giudice Giovanni Falcone. Ogni 23 maggio tanti ragazzi partecipano a iniziative e commemorazioni e imparano a conoscere l'eredità che un uomo come Falcone ha lasciato al nostro Paese. Il 23 maggio però è anche il giorno delle grande sfilate politiche, di istituzioni che prendono parola solo in questo giorno dimenticandosi poi già tutto il 24 maggio. "Alla commemorazione si ritrovano insieme anche magistrati che non dovrebbero nominare Falcone e Borsellino", spiega a Fanpage.it il professore di Sociologia della Criminalità Organizzata all'Università degli Studi di Milano Nando dalla Chiesa.

Il professore Nando dalla Chiesa
Il professore Nando dalla Chiesa

Professore, in Italia il 23 maggio è diventata una sfilata anche di alcuni politici in cerca della prima fila?

Spesso l'elogio di Falcone e Borsellino arriva anche da parte di chi poi la legalità richiesta e voluta dai due giudici non la rispetta. Negli ultimi 40 anni ci sono state figure di spicco nella lotta alla mafia che non hanno più permesso alle istituzioni di tollerare la convivenza con la criminalità organizzata. Per questo sono riuscite a creare uno scossone negli equilibri dello Stato. E proprio per questo sono rimaste uccise. Hanno dovuto subire molto per fare quello che hanno fatto. Quindi non basta che oggi magistrati e politici denuncino il fatto che Falcone e Borsellino erano stati lasciati soli. Ognuno deve chiedersi cosa si sta facendo per portare avanti le loro idee.

E questo non sempre succede…

La tendenza generale è quella di mettersi in prima fila per farsi vedere. Eppure la legalità è uscita dai radar di certa politica. A proposito di esteriorità o "pomposità" non dimentico mai il convegno dedicato a Palermo per il trentennale di mio padre: io, il figlio, ero arrivato in ritardo di 40 minuti perché non avevo l'auto blu e quindi non mi facevano passare.

Questo vale sia per i politici che per i magistrati?

Mi dà fastidio quando certi magistrati si fingono eredi di Falcone e Borsellino. I due giudici erano persone di grande coraggio e non in cerca di riconoscimenti. Non sono pochi invece oggi i magistrati che archiviano cause e indagini per "comodità". Ne vedo di cose.

Cosa vede?

Alcuni magistrati si compiacciono di far parte della stessa categoria professionale di Falcone e Borsellino. Ma sono gli stessi magistrati che se fossero stati in magistratura nel 1992 avrebbero isolato anche loro i due giudici. Tanti non conoscono neanche la lezione di Falcone. Dicono semplicemente "follow the money". Ma la lezione di Falcone e Borsellino è molto di più.

Ce la potrebbe spiegare?

Tutto deve essere studiato nel suo insieme e nelle sue connessioni. Per questo è stato possibile il Maxiprocesso. Tutto è stato ricostruito secondo la logica unitaria di Cosa Nostra. Il rapporto causa ed effetto è stato studiato a fondo, così come la psicologia delle persone. Non è stato fatto un errore nonostante ci fossero anche alcune omonimie. Una grande riservatezza anche di fronte alla stampa per ottenere l'obiettivo. E ancora, un senso della missione altissimo. Infine, di fronte alle minacce e alle pressioni non si arretra.

Lei a Milano è il presidente del Comitato Antimafia del Comune. Anche in questa città il ricordo di Falcone non si limita al 23 maggio?

Milano è meglio di molte altre città. Anche negli altri giorni dell'anno sia a livello istituzionale che a livello associativo si porta avanti l'impegno della lotta alla mafia. A Milano possiamo dire che c'è un prima e un dopo il 2010: decine di migliaia di ragazzi sono scesi in strada per la prima manifestazione nazionale di Libera in città e tre mesi dopo ci sono stati gli arresti dell'operazione antimafia "Crimine-Infinito". In genere non è Milano l'esempio del disinteresse. Qui c'è tanta attività nelle scuole e nelle università. Si fa un passo in più ogni anno. Ci sono poi anche i teatri, sono nati i Comitati in diversi Comuni e la Commissione Antimafia in Regione Lombardia. Non si può dire quindi che Milano aspetta il 23 maggio per parlare di Falcone.

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