Costretti a spogliarsi e a fare piegamenti: così sono stati perquisiti 3 attivisti accusati di aver imbrattato muri
Alle 6.30 di giovedì 19 maggio, nove attivisti – che fanno parte di diversi collettivi e centri sociali di Milano – sono stati perquisiti su disposizione della Procura della Repubblica del capoluogo meneghino. Un'azione che, in un caso particolare, è stata particolarmente eccessiva: uno dei ragazzi è stato sottoposto a una perquisizione personale: in base a quanto apprende Fanpage.it, è stato infatti fatto spogliare completamente e obbligato a dei piegamenti sulle ginocchia.
Le denunce e le perquisizioni
Su nove attivisti, tre fanno parte del centro sociale "Lambretta" e dei Friday's For Future. Nel loro caso specifico, le perquisizioni arrivano dopo la denuncia presentata dall'azienda Gazprom in seguito all'imbrattamento e al sabotaggio con dei fumogeni delle videocamere del palazzo Centrex a Milano – azienda concessionaria di Gazprom – avvenuto il 19 marzo scorso. Gli altri sei sono accusati per una condotta simile avvenuta a novembre 2021 che però non ha nulla a che vedere con Gazprom. Per tutti loro, la Procura di Milano ha emesso decreti di perquisizione domiciliare e personale. A tutti sono stati sequestrati vestiti, telefoni e altri oggetti come le bandiere della pace.
Il racconto di uno dei ragazzi perquisiti
Uno dei tre ragazzi del Lambretta perquisiti è stato contattato da Fanpage.it. J., 29 anni, ha raccontato del momento in cui si è ritrovato nella sua abitazione ben sei carabinieri: "Mi hanno detto che dovevano perquisire casa mia perché ero sotto indagine. Nel mio caso – spiega a Fanpage.it – la mia perquisizione si è svolta con una certa linearità". I militari, oltre ai vestiti, gli hanno portato via il cellulare: "Una cosa che mi ha impedito di lavorare". J. ha provato a mettersi in contatto con gli avvocati, ma nel momento in cui non gli hanno risposto, gli è stato impedito di contattare altre persone: "Io so di aver diritto a una chiamata vera e propria. Nel senso a una telefonata, in cui ricevo anche una risposta. Dopo che gli avvocati non mi hanno risposto, inizialmente non mi è stato permesso di farne un'altra. Poi io mi sono opposta e alla fine sono riuscito a chiamare un amico".
"Era molto impaurito e arrabbiato"
Nel caso di J. non è stata prevista una perquisizione personale. Ha però spiegato a Fanpage.it cosa il suo amico e collega del "Lambretta" ha dovuto subire: "Era molto impaurito e arrabbiato". I vari centri sociali e associazioni hanno poi sostenuto che ci sarebbero state delle pressioni esterne – forse dalla stessa Gazprom – proprio per queste perquisizioni: "Pressioni delle quali però per il momento non abbiamo le prove".
L'avvocato a Fanpage.it: "Eccesso di zelo"
Ovviamente, dopo quanto accaduto, I tre giovani del Lambretta hanno affidato il tutto nelle mani del loro legale, Mirko Mazzali. Anche lui raggiunto da Fanpage.it ha ritenuto eccessiva l'azione portata avanti dai carabinieri: "È chiaro che – spiega a Fanpage.it – se fatta per cercare droga, ha senso che vada come sia poi andata. Diverso se è stata fatta per cercare del materiale informatico che poi è stato sequestrato. C'è stato un eccesso di zelo assolutamente non giustificato dal provvedimento di perquisizione e sequestro disposto dal pubblico ministero".
I carabinieri informano la Procura di Milano
In conseguenza all'attenzione mediatica che si è accesa sul caso, è stato comunicato che "i Carabinieri del Comando Provinciale di Milano hanno informato la competente Procura della Repubblica in ordine alle lamentele esternate ai media a seguito dell’esecuzione della perquisizione. Le conseguenti attività di verifica saranno effettuate sotto la direzione dell’Autorità Giudiziaria".