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Caso Rosario D'Onofrio-Aia

Come funziona il gruppo criminale in cui è coinvolto l’ex arbitro D’Onofrio: il sistema Hawala

Si chiama “Hawala”, il sistema utilizzato dal gruppo criminale implicato nel traffico internazionale di droga scoperto dalla Guardia di Finanza e in cui è coinvolto anche l’ex procuratore capo dell’Aia Rosario D’Onofrio.
A cura di Ilaria Quattrone
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Un enorme traffico internazionale di droga, sviluppatosi tra Italia e Spagna, e che ha portato all'esecuzione di ben 42 ordinanze di custodia cautelare. Tra loro c'è anche l'ex procuratore capo dell'Aia (Associazione italiana arbitri), Rosario D'Onofrio.

L'uomo avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella ricezione, scarico, trasporto, stoccaggio, distribuzione, consegna e cessione di ingenti carichi di marijuana e hashish. Avrebbe eseguito le direttive che avrebbe ricevuto da Daniele Giannetto e Francesco Cestana, che sarebbero stati ai vertici dell'organizzazione.

Addirittura durante i periodi di lockdown D’Onofrio, secondo gli inquirenti, avrebbe abusato dell’essere un militare – anche se all’epoca dei fatti era stato temporaneamente sospeso dal servizio – indossando la tuta mimetica o esibendo il tesserino.

Il sistema Hawala

Dalle indagini svolte dal nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Milano della Guardia di Finanza e del servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) – coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano – è stato possibile scoprire soprattutto che gli indagati utilizzavano per i loro affari il sistema "Hawala".

Il sistema è fortemente radicato nella cultura islamica, dove era nato per trasferire in modo legittimo denaro, ed è largamente usato dai cittadini cinesi. Attualmente è ancora legale in alcuni Paesi dell'Asia e del Medio Oriente, ma illegale nella maggior parte dei paesi occidentali, tra cui l'Unione Europea, perché non consente di tracciare i capitali. Per questo motivo è diventato uno strumento particolarmente utilizzato dalle organizzazioni criminali di tutto il mondo.

Come funziona

In Hawala ci sono due agenti, soprannominati hawaladar. Il primo (hawaladar 1) si trova nel luogo in cui il denaro parte mentre il secondo (hawaladar 2) in quello in cui deve arrivare. A entrambi si rivolgono sia colui che deve trasferire la somma che colui che deve riceverla. La transazione è autorizzata attraverso una parola d'ordine che il cliente comunica all'hawaladar 1.

Quest'ultimo trasmette al secondo hawaladar i dettagli dell'operazione e la parola d'ordine che sarà utilizzata dal beneficiario, a cui poi sarà comunicato anche il luogo in cui riscuotere il denaro. I due agenti poi provvedono a regolare le partite di debito/credito attraverso delle compensazioni periodiche tra gli stessi.

Quando è stato utilizzato

D'Onofrio in questo articolato sistema, avrebbe avuto un ruolo da intermediario. Il 5 aprile 2020, per esempio, proprio l'ex procuratore capo avrebbe consegnato a un cittadino cinese soprannominato "Luca", in un negozio di borse in zona Sarpi a Milano, 182.700 euro. Una somma che sarebbe stata poi inviata in Spagna e precisamente a Barcellona.

La consegna sarebbe avvenuta solo dopo che aver visionato come password, il seriale di una banconota da cinque euro. Una volta avvenuta, D'Onofrio avrebbe inviato a Daniele Giannetto una foto con un biglietto da visita in cui sarebbe comparso il nome Luca, degli ideogrammi cinesi, la data e l'importo consegnato.

Ne avrebbe poi inviata un'altra con l'importo, la data e un biglietto da visita in cui sarebbero stati riportati ideogrammi cinesi e un indirizzo di Barcellona dove sarebbe stato ritirato il denaro fisicamente.

Proprio quest'ultima foto sarebbe stata inviata al concreto beneficiario della transazione con il quale il gruppo criminale avrebbe avuto uno stretto rapporto commerciale legato proprio al traffico di droga internazionale.

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