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Bimba di 8 mesi rapita dal papà, la madre: “Ha minacciato di ucciderla pur di non ridarmela”

Kristina ha 24 anni e sette giorni fa le è stata portata via la figlia di appena otto mesi dal padre. La piccola si trova adesso in Montenegro: “Chiedo aiuto allo Stato italiano per poterla riavere con me”.
A cura di Ilaria Quattrone
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Immagine di repertorio
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"Vorrei solo che non la facesse soffrire e gli chiedo di riportarla dalla mamma": a dirlo a Fanpage.it è Kristina S., la madre di appena 24 anni che da una settimana cerca di riavere indietro la sua bimba. La figlia, di appena otto mesi, è stata rapita e portata a Montenegro dal padre ed ex compagno della donna.

In questi sette giorni, nonostante le minacce che le sono state rivolte dalla famiglia del suo ex, Kristina non si è data per vinta: giorno dopo giorno fa la spola tra avvocati e carabinieri – dove si è recata il giorno stesso per denunciare il fatto – con l'unico obiettivo di poter riabbracciare la sua piccola. Attraverso Fanpage.it, Kristina ha voluto ripercorrere quanto accaduto e chiarire cos'è successo una settimana fa e perché ha lasciato la bimba con il papà: "Non c'è alcun giallo. L'allerta è infatti massima per far sì che mia figlia torni dalla mamma".

Kristina, quando hai conosciuto il tuo ex compagno? 

Ci siamo conosciuti in vacanza a Montenegro. Lui viveva e vive ancora lì con la sua famiglia. Dopo dieci giorni, sono tornata in Italia. Abbiamo continuato a sentirci per messaggi e da lì è nato un sentimento. Dopo la vacanza, è venuto a trovarmi e siamo stati insieme per venti giorni.

Mia madre è sempre stata contro questa storia: non pensava che fosse un uomo adatto per me e non voleva che io andassi in un Paese dove non poteva essermi vicina qualora mi accadesse qualcosa. Questa cosa però mi ha avvicinata ancora di più al mio ex compagno tanto che ho deciso di trasferirmi lì.

E cos'è successo quando ti sei trasferita lì? 

Sono rimasta incinta e sono iniziati anche i primi problemi tra noi. Dopodiché ho deciso di tornare in Italia dove ho partorito. La piccola è nata a novembre dell'anno scorso: il mio ex compagno ha anche assistito al parto. Dopo quindici giorni dal parto, mi ha costretta a tornare in Montenegro. Ho deciso di seguirlo perché lui mi aveva detto che altrimenti mi avrebbe creato problemi. Quando sono tornata lì, non ho più avuto contatti con mia madre perché sosteneva che lei controllava la mia vita.

Sono rimasta lì alcuni mesi: durante la mia permanenza, ho subito sia violenza fisica che psicologica. Non avevo alcuna libertà. Non potevo far nulla senza il suo permesso. Inoltre lui aveva iniziato a far uso di sostanze stupefacenti: la situazione era diventata insostenibile. Alla fine sono riuscita a tornare in Italia il 16 giugno: sono rientrata con l'aereo. Mia madre mi ha aspettata a Milano e poi siamo tornate insieme a Montichiari.

Da quel momento come sono cambiati i rapporti tra voi? 

Abbiamo vissuto tranquilli per un mese e mezzo. Io avevo un buon rapporto con il papà e la matrigna del mio ex: mi dicevano che non avevo commesso alcun errore, che sono sempre stata una brava compagna e  madre e che era il figlio a creare problemi.

Il mio ex mi contattava sempre  per avere foto della bimba. Gliene ho sempre mandate perché ho sempre provato sempre a venirgli incontro. Volevo trovare un accordo per la bimba. Poi un giorno, suo padre mi ha detto che il mio ex era entrato in una clinica a Belgrado per curare i suoi problemi di droga. Sarebbe dovuto rimanere lì per quindici giorni per poi rimanere fuori cinque giorni e infine rientrare.

Per “premiare” il suo impegno, il padre gli ha promesso di dargli una mano e venire insieme a lui in Italia a trovare la bimba e cercare un accordo con me. Quando stava arrivando qui, pensavamo realmente che sarebbe andato tutto a buon fine. Il primo giorno in cui è arrivato qui, gli abbiamo lasciato la piccola e sono andati insieme al centro commerciale.

Anche il secondo giorno, hanno fatto una passeggiata insieme. Il giorno prima del rapimento siamo andati tutti insieme in piscina: quella sera, sono stata male. Ho avuto la febbre a quaranta e non riuscivo a muovermi. Anche la piccola era stata poco bene. Il padre però mi aveva chiesto di portare la bimba in piscina a Verona, che avrebbe anche affittato una stanza così, se la bimba fosse stata male, sarebbero stati lì e in caso di febbre l'avrebbe riportata da me.

Ho pensato che fosse un modo di darmi una mano visto che non stavo bene e quindi ho accettato: ci siamo sentiti tutto il giorno e mi aveva detto che l'avrebbe riportata a casa la sera stessa. Alle 10 di sera, ho chiamato mia madre piangendo. Lui mi aveva comunicato che la stava portando via e quando era a Montenegro mi ha mandato un video con la piccola in braccio, dicendo: "Sei con papà, non ti porto in nessuna piscina. Sei a mare".

Sono andata dai carabinieri di Desenzano e abbiamo presentato denuncia.

Come ha fatto a oltrepassare la frontiera? 

Io ho i documenti originari della bimba. Lui mi ha mandato le foto con i nuovi documenti. La bimba ha la cittadinanza slovena e la residenza a Montichiari. Una volta che ho visto i suoi documenti, ho chiamato gli uffici del comune sloveno.

Ho chiesto come sia stato possibile e mi hanno spiegato che la loro legge prevede che un genitore possa fare i documenti senza avere il consenso dell'altro genitore. Adesso la piccola ha due passaporti, due carte d’identità.

Lo hai più sentito dal giorno del rapimento? 

Sì. Lui sostiene che noi dobbiamo stare insieme e quindi ha portato via nostra figlia, per convincermi a tornare a Montenegro. Io però non provo più nulla per lui, non voglio stare in quel Paese. Casa mia è qui, è in Italia.

Hai sentito qualcuno della su famiglia?

Sì. Ho sentito suo padre che mi ha detto di essere rimasto in Italia e mi ha anche detto che se avessi fatto una mossa sbagliata, avrebbe bruciato me e mia madre.

Come sono stati questi ultimi giorni? 

Un inferno. È molto difficile. Ho le mani legate, non posso fare nulla. Sono sempre in attesa di avere informazioni. Ho incaricato un avvocato, ma adesso è tutto nelle mani della Procura. Poi verrà attivata l'Interpol e poi si andrà per via diplomatica. Dobbiamo presentare denuncia anche a Montenegro: abbiamo già mandato diverse e-mail ai comandi di polizia, ma ancora non abbiamo avuto risposta.

Vuoi lanciare un appello? 

Chiedo aiuto allo Stato italiano. Anche se non sono una cittadina italiana perché non ho fatto ancora domanda, che farò prossimamente, vorrei essere aiutata. La maggior parte della mia vita, l’ho vissuta in Italia. Per me è uno stress enorme. Dopo sei giorni lui mi ha chiamato e sembrerebbe che sia proprio suo papà a vietarmi di vedere la bimba.

Lui mi ha sempre detto che la bimba non tornerà mai in Italia e che preferisce ammazzarla che riportarla alla madre. Non so per quale motivo sia successo tutto questo. Non credo di aver mai fatto un errore verso mia figlia.

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