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Milano, Teatro alla Scala: l’Andrea Chénier inaugura la stagione 2017/2018

“Andrea Chénier”, il capolavoro di Giordano torna alla Scala per l’Inaugurazione della Stagione 2017/2018 in un allestimento di Mario Martone con scene di Margherita Palli e costumi di Ursula Patzak. Il titolo del repertorio verista fortemente voluto dal maestro Riccardo Chailly.
A cura di Redazione Cultura
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"Andrea Chénier", il capolavoro di Giordano torna alla Scala per l’Inaugurazione della Stagione 2017/2018 in un allestimento di Mario Martone con scene di Margherita Palli e costumi di Ursula Patzak. Nel ruolo del titolo Yusif Eyvazov, Anna Netrebko è Maddalena di Coigny, Luca Salsi è Gérard. La Prima è dedicata a Victor de Sabata nel cinquantenario della scomparsa. Anche quest’anno la Prima è in diretta su Rai1 e Rai Radio3, oltre che nei cinema di tutto il mondo.

Con "Andrea Chénier" i riflettori del 7 dicembre si accendono su un titolo del repertorio verista: l’unico precedente risale al 1963, quando Gianandrea Gavazzeni diresse "L’amico Fritz" e "Cavalleria rusticana" nel centenario di Mascagni. E proprio "Cavalleria rusticana", insieme a Pagliacci, era l’unico titolo rimasto nel repertorio scaligero. Oggi il Teatro ha intrapreso per impulso del Maestro Chailly e del Sovrintendente Pereira un progetto culturale teso al recupero e alla valorizzazione del repertorio italiano nella sua interezza, incluso questo patrimonio: ne sono testimonianza la ripresa de "La cena delle beffe" dello stesso Giordano (con la direzione di Carlo Rizzi e la fortunata regia e scenografia di Mario Martone e Margherita Palli) e la Francesca da Rimini di Zandonai che sarà presentata nel prossimo aprile in un nuovo allestimento di David Pountney diretto da Fabio Luisi.

La prima rappresentazione assoluta di Andrea Chénier, quarta opera del ventinovenne Umberto Giordano, avviene alla Scala il 28 marzo 1896 per la direzione di Rodolfo Ferrari, ed è un grande successo con immediati echi anche all’estero: appena un anno dopo la prima, il 5 febbraio 1897, è rappresentato in lingua tedesca per otto serate allo Stadttheater di Amburgo, direttore Gustav Mahler. Mahler rimase impressionato dal lavoro, che definì “una delle nuove opere di maggior effetto”, e tentò di farlo rappresentare a Vienna una volta divenuto direttore della Hofoper, scontrandosi con difficoltà economiche e organizzative che lo indussero a programmare invece Fedora. D’altra parte, erano stati gli stessi esperti dell’Editore Sonzogno a giudicare in un primo momento il lavoro “irrappresentabile”.

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