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Milano, alla mostra d’arte contemporanea puoi portare via le opere dall’Hangar Bicocca

Si intitola “Take me (I’m yours)” la mostra di arte contemporanea all’Hangar Bicocca di Milano dove puoi prendere uno dei pezzi della mostra e portartelo a casa. L’idea è trasformare lo spettatore in opera d’arte e creare uno scambio reciproco tra artisti e spettatori.
A cura di Redazione Cultura
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Didascalie da portare via, opere d'arte da distruggere. E in più gratis. È quanto accade a "Take me (I’m yours)" la rassegna interattiva all’Hangar Bicocca di Milano. Una mostra d'arte contemporanea inedita nel suo genere, dove è lo spettatore a diventare sin dall'inizio parte stessa dell'esposizione, in cui un ragazzo annuncia il vostro nome ad alta voce e il suo chiamarvi dice che ogni visitatore da quel momento diventa protagonista dell’esposizione costruita con opere che si possono toccare, portare a casa, creare sul posto, comprare, distruggere.

Oltre 50 grandi artisti internazionali si sono riuniti in "Take me" (I'm yours), che fino al 14 gennaio permetterà a ingresso gratuito di immergervi nel mondo dell'arte contemporanea. L’idea risale al 1995, da un incontro fra il grande artista Christian Boltanski e il curatore Hans Ulrich Obrist. La mostra è stata finora in giro in tutto il mondo, configurandosi come una collettiva infinita, il cui format è sempre lo stesso che si modifica in ogni città, disperdendosi in tutti gli appartamenti di Milano dove il pubblico porterà le opere prese dall'hangar. Prendere un'opera d'arte e portarsela casa, dissolvendo ogni idea di arte o più democraticamente liberando la creatività di ciascuno?

Naturalmente non tutto è completamente gratuito. All’ingresso è possibile acquistare per 10 euro un sacchetto creato da Boltanski nel quale mettere i lavori prelevati. Per esempio una delle caramelle che compongono il tappeto azzurro di Félix Gonzàlez-Torres. Oppure una delle copie fatte da Maurizio Cattelan del poster ricevuto in dono da Alighiero Boetti. Siamo ormai nella piena manifestazione di quel concetto della libera creazione permanente propugnato nel 1961 dal movimento Fluxus, che punta a disintegrare ogni gerarchi nel mondo dell'arte.

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