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Migranti, vittoria di Trump: per la Corte Suprema il “travel ban” può tornare in vigore

Con 7 voti a favore e solo 2 contrari, la Corte suprema ha rovesciato tutte le sentenze precedenti dando l’ok al contestatissimo “travel ban” che impone regole di controllo severe sugli ingressi di cittadini di alcuni paesi in Usa.
A cura di Antonio Palma
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Dopo numerosi stop da parte dei giudici locali, il presidente Usa Donald Trump può cantare per la prima volta vittoria sul contestatissimo "travel ban", le stringenti regole di controllo degli ingressi nel paese voluta dalla nuova amministrazione di Washington. La Corte Suprema degli Stati Uniti infatti nelle scorse ore si è espressa a favore della piena applicazione del "bando" con cui l'amministrazione Trump ha imposto limiti agli ingressi negli Usa per cittadini provenienti da alcuni paesi, in gran pare a maggioranza musulmana: Chad, Iran, Libia, Somalia, Siria e Yemen, Corea del Nord e Venezuela. Dopo mesi di proteste, ricorsi giudiziari,  verifiche e aggiustamenti delle norme contestate, ora la terza e ultima versione del "travel ban" voluto da Trump può entrare pienamente in vigore in tutto il Paese.

Con 7 voti a favore e solo 2 contrari, la Corte suprema quindi ha rovesciato tutte le sentenze precedenti della magistratura che avevano dato verdetti contrari nei mesi scorsi. In effetti una priva versione del provvedimento, poi bloccata dai giudici e ritirata, riguardava esclusivamente sei paesi a maggioranza musulmana tanto da essere definita dai critici come “muslim ban" attirando l'accusa di razzismo. "No siamo sorpresi perché il provvedimento è legale ed essenziale per proteggerci" hanno commentato dalla Casa Bianca".

In realtà sul decreto presidenziale si era spesa tutta l'amministrazione visto che Trump ne aveva fatto un cavallo di battaglia fin dall'insediamento firmando la prima versione di questo ordine esecutivo appena arrivato alla Casa Bianca. Inizialmente furono presi di mira sette Paesi dove la maggioranza della popolazione è musulmana estraendoli da una lista di Stati a rischio terrorismo compilata dalla Homeland Security e dal Dipartimento di Stato. Scattarono subito le proteste e i ricorsi alla giustizia per incostituzionalità. Poi la norma è stata corretta due volte con l'aggiunta altri due stati non musulmani ottenendo ora il via libera definitivo.

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