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Migranti, Ue propone riforma del regolamento di Dublino: chi non accoglie paga

Avramopoulos: “Vecchio regolamento di Dublino ucciso da pressione senza precedenti. Questa proposta è ambiziosa e quando entrerà in vigore, il cambiamento sarà radicale”. Decisa anche proroga della sospensione di Schengen e la parziale rimozione dell’obbligo di visti per i cittadini turchi.
A cura di Claudia Torrisi
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Migranti e profughi sull'isola di Lesbo

I membri dell'Unione europea che si rifiuteranno di "condividere il peso dell'immigrazione", restando fuori dal sistema dei ricollocamenti, pagheranno una certa somma a migrante. Si tratta di uno dei punti della proposta di riforma del Trattato di Dublino, anticipata ieri dal Financial Times, e discussa oggi dalla Commissione europea. La clausola è temporanea, e dura un periodo di dodici mesi, rinnovabile. Per ogni richiedente asilo non ricollocato va pagata una somma: l'intero importo va corrisposto alla fine dei dodici mesi agli altri Stati membri che invece sono inseriti nel programma. Il FT ieri aveva parlato di 250 mila euro a migrante. Se così fosse, potrebbe arrivare l'opposizione di alcuni paesi a somme così alte. La Polonia, ad esempio, dovrebbe pagare circa 1,5 miliardi di euro per non accogliere 6.200 profughi. "La decisione non è ancora presa. Ma la nostra proposta sarà che chi non vuole o non può dimostrare solidarietà accogliendo la sua parte di rifugiati, aiuti i Paesi che dovranno ospitarli con un pacchetto finanziario che ne faciliti l'accoglienza", ha spiegato in un'intervista a Repubblica Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione e responsabile per Giustizia, affari interni e rispetto dei diritti fondamentali.

La riforma di Dublino

Attualmente il testo del trattato di Dubino prevede che i migranti possano chiedere protezione nel primo paese di sbarco. Una regola che ha pesato molto su Italia e Grecia, approdo di migliaia di persone negli ultimi anni. Secondo la proposta, questo principio continuerà a valere in condizioni normali, ma nel caso in cui un paese registri un aumento dei rifugiati in arrivo che supero il 150% – sulla base di un parametro che conta ricchezza e popolazione – si passerà a un meccanismo di ricollocamento. Se uno Stato chiederà l'esenzione da questa fase, dovrà versare un "contributo di solidarietà" per ogni rifugiato che si è rifiutato di accogliere. Secondo il commissario europeo Dimitris Avramopoulos "il vecchio regolamento di Dublino è stato ucciso dalla pressione senza precedenti. Il sistema non ha funzionato. Questa proposta è ambiziosa perché propone un sistema giusto e quando entrerà in vigore, il cambiamento sarà radicale". Prevista, poi, la trasformazione dell'attuale ufficio europeo per il sostegno all'asilo (Easo) in una vera Agenzia Ue per l'asilo con un ruolo più ampio ed anche il rafforzamento della banca dati delle impronte digitali (Eurodac).

La proroga della sospensione di Schengen

La Commissione ha dato il via libera all'estensione per un ulteriore periodo di sei mesi alla reintroduzione dei controlli alle frontiere di cinque paesi dell'area Schengen: Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia. Nonostante i progressi della Grecia nella gestione dei flussi, "non tutte le carenze identificate sono state risolte alla scadenza dei tre mesi", ha spiegato la Commissione, che comunque ha confermato l'obiettivo di tornare "a un funzionamento normale dell'area Schengen" e di "eliminare tutti i controlli ai confini interni" entro la fine di quest'anno. Avramopoulos ha affermato che "Schengen non sta morendo", ma che, al contrario, "la Commissione Ue sta facendo di tutto per ripristinarla e tornare alla normalità, come indicato nella roadmap ‘Back to Schengen'. Ma per andare avanti servono passi intermedi. Ciò che vogliamo raggiungere non può accadere in una notte, per questo dobbiamo assicurare un processo graduale, anche se significa permettere controlli temporanei eccezionali alle frontiere interne".

Intanto oggi il presidente del Consiglio Matteo Renzi durante il question time alla Camera è tornato sulla decisione dell'Austria di alzare una barriera al confine con l'Italia. "Cio' che abbiamo visto dall'altro lato del Brennero è assimilabile a puro esercizio di propaganda. E' un'operazione pericolosa perché si gioca con la paura, e quando si gioca con la paura, non è detto che il vincitore sia quello che rischia per primo. Giocare con la paura rischia paradossalmente di rendere più forti coloro che sono più bravi ad agitare i fantasmi e gli spettri del passato", ha detto.

Stop all'obbligo dei visti per i cittadini turchi

La Commissione ha poi proposto di concedere una rimozione parziale all'obbligo di visti per i cittadini turchi che vogliono entrare nell'area Schengen. Il via libera è per il momento politico, in attesa che la Turchia soddisfi tutti i 72 criteri per la liberalizzazione dei visti – ne restano cinque. Le prime aperture saranno concesse a studenti, turisti, e uomini d'affari che staranno su suolo europeo per non oltre novanta giorni. "Come Turchia, siamo soddisfatti del punto a cui siamo arrivati. Ora il nostro obiettivo è la piena adesione all'Unione europea", ha dichiarato il ministro turco degli Esteri, Mevlut Cavusoglu.

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