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Migranti, schiaffo dei giudici a Salvini e Toninelli: “La Libia non è un porto sicuro”

Per il tribunale del riesame di Palermo, i sei membri dell’equipaggio del motopesca tunisino sorpresi il 29 agosto scorso, mentre trainavano verso Lampedusa un barchino con a bordo 14 migranti recuperato in mare non sono dei trafficanti di esseri umani: “È inverosimile che si siano messi a pescare solo per allontanare sospetti e non potevano portarli in Libia perché non era un porto sicuro”.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Non ci sono elementi per sostenere che abbiano avuto un ruolo nell'organizzazione del viaggio, la circostanza che si siano messi a pescare solo per allontanare i sospetti appare allo stato poco verosimile". I migranti soccorsi a 61 miglia dalla Libia e a 81 da Lampedusa, non potevano essere condotti in Libia "perché non è un porto sicuro". I giudici del tribunale del riesame di Palermo hanno depositato le motivazioni del provvedimento con cui, lo scorso 22 settembre, hanno scarcerato i sei componenti di un peschereccio tunisino, arrestati con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina a fine agosto scorso. Tradotto: i sei pescatori non sono dei trafficanti illegali di esseri umani. Chamseddine Bourassine, presidente dell'Associazione dei pescatori di Zarzis (Apde), e i suoi 5 membri di equipaggio, si trovavano in carcere dallo scorso 29 agosto. Bourassine è noto per un altro episodio avvenuto nell'agosto 2017, quando si oppose all'entrata in porto della ‘C-Star', la nave dei giovani di generazione identitaria, movimento di destra anti migranti, uscendo in mare con altri pescherecci.

Secondo quanto ipotizzato dalla procura di Agrigento e dal gip, che dispose la custodia in carcere, i sei pescatori avevano deliberatamente trainato un barchino con 14 migranti in difficoltà verso Lampedusa, senza avvisare le autorità. Il barchino e il motopesca tunisino erano state sorprese in mare dalla Guardia di Finanza, che li aveva scortati al porto dell'isola siciliana. "Sei pescatori che hanno soccorso un'imbarcazione in difficoltà sono stati scambiati per trafficanti di esseri umani". I difensori, gli avvocati Leonardo Marino, Giacomo La Russa e Roberto Majorini, avevano replicato al tribunale del riesame, che aveva accolto le loro tesi: "Ci sono elementi per credere che stessero pescando – scrivono i giudici – visto che la Guardia di finanza gli ha fatto tranciare una rete per consentire l'avvicinamento e le operazioni di controllo". 

E ancora: "È inverosimile che si siano messi a pescare solo per allontanare sospetti e non potevano portarli in Libia perché non era un porto sicuro". La scelta di trainare i profughi verso le coste di Lampedusa non dimostra insomma la volontà di farli entrare illegalmente in Italia, perché"pur trovandosi in Sar libica, non potevano essere trasportati nel Paese nordafricano. Sulle osservazioni della procura, secondo cui il barchino sarebbe stato in buone condizioni e non vi fosse alcuna avaria, sottolineano: "Allo stato è un'osservazione superficiale e poi bisogna considerare che era sovraccarico". In definitiva, secondo il tribunale del riesame, si è in presenza di due differenti versioni dei fatti e "gli indizi, sebbene esistenti, non sono gravi". 

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