218 CONDIVISIONI

Migranti, Msf: “10mila rifugiati in Italia vivono in abitazioni abusive e ghetti”

Nel rapporto “Fuori Campo” di Medici Senza Frontiere viene denunciata la condizione di rifugiati e richiedenti asilo in Italia: in 10mila vivono in 47 “insediamenti informali”
A cura di Annalisa Cangemi
218 CONDIVISIONI
Immagine

Secondo un rapporto di Medici Senza Frontiere, presentato oggi, dal titolo "Fuori Campo", fotografa la situazione attuale dei rifugiati e dei richiedenti asilo in Italia. Lo studio è frutto di un monitoraggio costante fatto dall'associazione nel 2016 e nel 2017, e nasce da un'osservazione diretta dei fenomeni.

Il dossier segnala che nell'ultimo biennio sono aumentate le occupazioni abusive di abitazioni da parte dei migranti, in edifici o alloggi pubblici o privati. Si tratta spesso di persone che non sono mai entrate nel sistema di accoglienza tradizionale, oppure che sono state espulse da quel circuito perché non esisteva una reale inclusione sociale. Le cifre sono indicative del fenomeno: si parla di almeno 10mila migranti che vivono in 47 "insediamenti informali", e l'associazione umanitaria li ha segnalati in una mappa, inserita nel rapporto. Secondo MSF i rifugiati vivono in "Edifici occupati delle città, nei ghetti delle aree rurali, bloccati alle frontiere, a Ventimiglia, Como, Gorizia e Bolzano, senza accesso ai beni essenziali e alle cure mediche di base".

Si tratta di persone di varia provenienza, dall'Africa sub-sahariana e dal Corno d'Africa, ma anche da Siria, Iraq, Pakistan, Afghanistan, appena arrivati in Italia o presenti nel nostro Paese da anni. In alcuni siti, ci sono anche italiani in condizioni di indigenza a condividere le condizioni dei migranti. I siti informali sono edifici abbandonati o occupati (53%), luoghi all'aperto (28%), tende (9%), baracche (4%), casolari (4%), container (2%). Undici di questi si trovano nel Lazio, sette in Puglia, sei in Sicilia, cinque in Calabria e in Piemonte. Solo il 45% degli insediamenti ha accesso all'acqua e all'elettricità. In 17 su 47 insediamenti informali è stata riscontrata la presenza bambini piccoli, al di sotto dei 5 anni.

Non si tratta di un censimento esaustivo, ha spiegato però Gabriele Eminente, direttore di Msf Italia, ma "la capillarità del lavoro che è stato fatto consente di dare un'immagine realistica". Msf ha dichiarato che intende sottrarsi al dibattito dei partiti sull'immigrazione. "Se presentiamo oggi questo rapporto – precisa il direttore – è perché oggi è pronto. L'unica urgenza che spinge Msf è l'urgenza di chi è a contatto diretto con chi vive in una fabbrica fatiscente, in mezzo ai rifiuti, senza energia elettrica e che stasera si riscalderà con qualsiasi cosa di combustibile capiti sotto mano".

MSF ha poi sottolineato il problema degli sgomberi. Il decreto legislativo 267/2000 ha dato ai sindaci il potere di ordinanza "in relazione all'urgente possibilità di interventi volti a superare situazioni di grave incuria o degrado del territorio, dell'ambiente o del patrimonio culturale o del pregiudizio del decoro o della vivibilità urbana". Un potere questo ribadito anche dalla legge 48 del 2017. E questo ha facilitato quindi la possibilità di autorizzare sgomberi, che hanno causato una sempre crescente dispersione delle realtà abitative dei migranti, che di fatto vengono relegati sempre di più ai margini: "I recenti sgomberi forzati senza soluzioni abitative alternative – denuncia l'organizzazione – stanno determinando la frammentazione degli insediamenti informali e la costituzione di piccoli gruppi di persone che vivono in luoghi sempre più marginali e che non riescono ad accedere non solo ai servizi socio-sanitari territoriali, ma anche ai beni più elementari come l'acqua, il cibo, l'elettricità". Ma è la logica stessa degli sgomberi ad essere miope: "In nessun caso la rimozione degli insediamenti informali può giustificare il ricorso alla violenza". 

Molte delle attuali politiche locali, nazionali ed europee per la gestione della migrazione sono totalmente incentrate sul controllo dei flussi e la chiusura delle frontiere, alla proclamata ricerca di sicurezza, ma hanno come risultato diretto la creazione di vulnerabilità e marginalità sociale", ha detto Tommaso Fabbri, capo dei programmi MSF in Italia: "È ora di invertire la rotta e dare vita a politiche di accoglienza e integrazione strutturali e più umane: ne beneficerebbero, oltre che migranti e rifugiati, anche le comunità locali". 

La richiesta di MSf è quella di "Unificare il sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, inclusi i minori stranieri non accompagnati, superando i Cas (i centri di accoglienza straordinaria) e attribuendo agli enti locali il compito di attivare e gestire strutture di accoglienza" sulla base "di quote fissate a livello nazionale e regionale".

218 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views