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Migranti, il premier lussemburghese ai leader Ue: “Non parliamo di tappeti, sono umani”

Il premier del Lussemburgo Xavier Bettel tira le orecchie agli altri capi di Stato e di governo Ue: “Se iniziamo a parlare del prezzo di un migrante, è una vergogna per tutti”. Sul tavolo la proposta di far pagare un contributo economico ai Paesi che non partecipano attivamente all’accoglienza dei migranti.
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A cura di Annalisa Cangemi
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"Se iniziamo a parlare del prezzo di un migrante, è una vergogna per tutti". Il premier lussemburghese Xavier Bettel tira le orecchie agli altri leader Ue, al vertice straordinario di Salisburgo su migranti, sicurezza, e Brexit che si sta svolgendo in queste ore. Bettel commenta la possibilità, vagliata già alla cena tra i 28 membri di ieri sera, che i Paesi Ue che non accolgono i migranti possano dare un contributo economico. "Non parliamo di mercati, non parliamo di tappeti o di merci. Parliamo di essere umani", ha aggiunto.

In agenda formalmente non c'è l'immigrazione, ma Frontex sarà tra i temi del dossier sicurezza e dunque Paesi Ue continueranno di fatto a parlare di tutela delle frontiere. Tema che ha occupato la maggior parte della lunga cena di lavoro di ieri dei capi di stato e di governo, durata oltre quattro ore. Tra le proposte è emersa appunto anche quella del contributo finanziario che quegli Stati che non accolgono i migranti potrebbero dare in alternativa. Ipotesi annunciata anche dal premier Giuseppe Conte.

In occasione del summit europeo Medici Senza Frontiere (Msf) ha chiesto al Presidente del Consiglio Conte e a tutti i capi di Stato e di governo Ue di ripensare le loro politiche migratorie, focalizzate per il momento sul respingimento di migranti e rifugiati: "Un cambiamento – afferma un comunicato di Msf – che diventa sempre più urgente di fronte alle durissime condizioni in cui versano le persone nei centri di detenzione in Libia e sulle isole greche. Dall'inizio dell'anno, almeno 1.260 persone sono annegate nel Mediterraneo, una persona su 18 perde la vita tentando la traversata. Sono oltre 13.000 le persone intercettate dalla Guardia Costiera libica e riportate nell'inferno della detenzione arbitraria in Libia. In Grecia, a Lesbo, 9.000 persone sono bloccate nel campo di Moria, pensato per ospitarne 3.100, in condizioni talmente critiche da aver provocato un picco di tentati suicidi e autolesionismo, anche tra bambini e adolescenti. Ogni giorno le équipe di Msf a Mitilene e Moria, oltre a dover colmare le lacune del sistema sanitario locale, faticano a coprire gli enormi bisogni medici, da quelli pediatrici a quelli di salute mentale".

"Ai confini dell'Europa è di nuovo stato di emergenza. Sarebbe non etico e irragionevole se l'Europa non prendesse immediatamente provvedimenti risolutivi. Il tentativo di rendere invisibile una crisi umanitaria non ha mai portato alla sua soluzione", ha detto Claudia Lodesani, presidente di Msf in Italia. "Per questo ci auguriamo che il vertice di Salisburgo non si trasformi nell'ennesima occasione sprecata".

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